La regione di Suez era nota anticamente come Heroopolita, e vi sono stati rinvenuti alcuni reperti, testimonianze dell'antichità di Suez. Nella regione sorgeva infatti la cittadina greco-romano di Klusma (poi divenuta Qulzum), sui resti del canale dei faraoni, Wadi Tumilat. Fin dall'antichità i faraoni capirono l'importanza di connettere il Mediterraneo con il Mar Rosso. La prima connessione cui si pensò sfruttava il Nilo e Wadi Tumilat, nell'antichità parzialmente e periodicamente navigabile. Secondo il progetto dei faraoni, le navi avrebbero imboccato dal Mediterraneo il braccio pelusiaco del Nilo, che oggi è asciutto, e avrebbero potuto risalirlo fino a Bubastis; da qui i battelli avrebbero raggiunto e navigato lungo Wadi Tumilat fino ai laghi Amari, e quindi da questi al golfo di Suez. Questa via fu nota ai greci come ''canale dei faraoni'' che gli egizi chiamavano Kem-ur-mi; accostando il grande canale al lago Amaro a cui esso si connetteva e che aveva come nome Kem-ur. L'idea fu realizzata solo nell'Epoca Tarda, anche se i lavori più antichi potrebbero essere stati cancellati da quelli più recenti; le prime prove storiche di un tentativo di realizzazione di un tale progetto risalgono a Neko II.
Sappiamo da Plinio che il canale misurava circa 92 km(le 62 miglia romane), che lungo lo Wadi Tumilat, equivale alla distanza fra Bubastis e l'estremità settentrionale dei laghi Amari. Il canale rimase abbandonato fino all'arrivo di Dario I, che lo fece riaprire e lo completò, una volta finito, fece commemorare l'impresa facendo incidere lungo il percorso una serie di steli commemorative in lingua egizia e persiana. Una diga naturale separava ancora il canale dai laghi Amari; essa fu tagliata sotto Tolomeo II Philadelfo, per essere rimpiazzata da una sorta di chiusa che permetteva di far comunicare il canale con i laghi Amari e quindi creava la connessione diretta con il golfo Heroopolita. Il golfo di Suez nell'antichità era noto come golfo di Heoopolita. Tuttavia l'incuria e la sabbia ebbero ragione dell'opera, già ostruita sotto Cleopatra VII; fu poi riattivata sotto il regno di Traiano.
Il nuovo canale doveva sfruttare parte della vecchia opera, unendosi a quella all'ingresso di Wadi Tumilat. In seguito il canale ricadde preda delle sabbie e venne abbandonato. Ancora una volta fu riattivato, ma per questo dovette attendere fino al 640 d.C., anno in cui arrivò in Egitto il generale 'Amr ibn el 'As, che era agli ordini del califfo 'Omr ibn al Khattab. Fu distrutto poco più tardi, nel 767, per ordine del califfo Abu Dja'far el Mansur, che voleva spegnere la rivolta della Medina riducendola alla fame. Quella fu la fine del canale dei faraoni, che venne abbandonato per sempre. Oggi Qulzum è ridotta a un cumulo di macerie che formano uno degli innumerevoli tell* dell'Egitto, ma un tempo per la sua posizione di frontiera era una tappa obbligata per chi percorreva la pista del Sinai.
Quando Napoleone arrivò in Egitto, i suoi studiosi scoprirono l'esistenza del canale dei faraoni(cosa a cui pensarono anche i Veneziani 300 anni prima), da questo momento iniziò il progetto del moderno canale di Suez, che segue un percorso diverso da quello antico, il progetto fu terminato a metà del XIX secolo e inaugurato nel 1871 con l'Aida di Giuseppe Verdi.
* parola araba usata per indicare una collina, in ebraico ''tel''.
bellissimo articolo, pieno di informazioni, non sapevo dell'antico canale dei faraoni, grazie..
RispondiEliminaMolto interessante! Sapevo che gli egizi avevano tentato l'operazione "canale di Suez" ma non sapevo che la cosa fosse parzialmente riuscita per alcuni periodi almeno, anche se in tarda epoca. E' interessante notare che sia Neco II il faraone che lo ha tentato. Infatti lui era interessato a tagliare gli intermediari nei commerci, non per nulla aveva tentato anche la famosa spedizione egizia (con marinai fenici) per circumnavigare la Libia (parola con cui intendevano l'africa intera). Sembra assodato che la spedizione fu portata a termine con successo (Erodoto*), partendo dal mar rosso e tornando attraverso le colonne d'ercole fino al delta, ma i tre anni impiegati erano troppi perchè fosse remunerativo utilizzarla commercialmente.
RispondiElimina* "...ed essi (i fenici interrogati da Erodoto) dicevano una cosa, alla quale io per me non presto fede, ma altri forse si. Durante la navigazione attorno alla Libia, raccontavano che avevano il sole a destra a mezzogiorno." da Le storie di Erodoto, libro IV.
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Sicuramente Erodoto ha scritto ciò che gli raccontarono le persone di quei tempi, nei vari luoghi in cui egli viaggiò e naturalmente, non tutto sarà stato di prima mano, come non tutte le cose riferite saranno state vere, e certamente egli va preso come dici, "con le pinze". Probabilmente poi di alcuni luoghi e popolazioni, non ebbe notizia diretta e personale, e riferì solo quanto si sapeva o si favoleggiava. Però in questo specifico caso, proprio il fatto che lui dica di non credere a quanto i marinai gli riferivano, ci da un indizio del fatto che probabilmente quei fenici il periplo lo avevano fatto veramente. Sarebbe bello se tu Ginevra prima o poi scrivessi qualcosa sui viaggi e le esplorazioni egizie per mare e per terra ;-) questi tuoi "spezzoni d'egitto antico" sono belli, vari, scritti bene, sufficientemente sintetici per non annoiare, ma abbastanza approfonditi per stimolare. Pian piano li sto leggendo tutti, alla prossima, Claudio.
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