martedì 18 maggio 2010

Il Museo Egizio del Cairo: testa di statuetta di Ty

La testa in esame apparteneva ad una statuetta della regina Ty, moglie del faraone Amenhotep III, rinvenuta nel tempio di Hathor a Serabit el-Khadim. La dea dell'amore era adorata nel santuario locale, le cui origini risalgono al Medio Regno, come ''signora del Turchese'', in quanto era protettrice delle miniere di turchese nel Sinai, sfruttate dagli egiziani sin dall'Antico Regno. Ty indossa una lunga parrucca a ricci digradanti che lascia scoperte le orecchie; il modio posto sul colmo dell'acconciatura, che doveva essere completato da due piume, è decorato da due urei alati le cui spire si allungono ai lati del diadema. Tra i due serpenti si trova il cartiglio contenente il nome della regina. Anche sulla fronte della donna sono raffigurati due urei che recano in capo le corone dell'Alto e del Basso Egitto. L'ovale del viso presenta zigomi alti, occhi a mandorla, sopracciglia arcuate e una bocca i cui angoli leggermente discendenti conferiscono un'espressione grave e distaccata. A proposito di tale atteggiamento uno studioso ha notato ''qualche cosa di altezzoso, se non di sprezzante, in questo piccolo viso giovane ed energico di una donna allo stesso tempo cosciente del suo rango e fiera di essere giunta a occuparlo'' (Corteggiani 1979:96):ciò in considerazione del fatto che Ty era divenuta Sposa Reale di Amenhotep III, pur essendo soltanto la figlia di un ufficiale delle truppe a cavallo, Yuya (destinato comunque a svolgere un importante ruolo politico alla fine del regno di Tutankhamon). Del resto, lo stesso Amenhotep III non era figlio di una sposa Reale di Thutmosi IV, ma di una sua concubina.

Dati
Materiali: Steatite
Altezza: 7,2 cm
Luogo del ritrovamento: Serabit el-Khadim (Sinai), Tempio di Hathor
Epoca: XVIII dinastia
Sala: Lunetta centrale, primo piano, vetrina B
Scavi:W.M.F. Petrie (1905)

venerdì 14 maggio 2010

La tecnica del vetro


Il primo vetro di cui si ha notizia in Egitto risale al Periodo Predinastico, durante il V e il IV millennio a.c. Si otteneva mescolando polvere di silice, calce e soda, che si colorava con un minerale di rame, la malachite. Poi si fondava il tutto ad alte temperature. La sostanza risultante veniva applicata su un nucleo fatto di polvere di silice e argilla o steatite. In tal modo si facevano collane e amuleti, figurine come gli ushabti, incrostrazioni e la rifinitura di statuine e vasi. Il cristallo risale al Predinastico e al tempo della'Antico e del Medio Regno. Si fabbricarono con esso gioielli, amuleti, figurine di animali e mosaici. La produzione di vasi di vetro iniziò verso il 1500 a.C., precisamente durante il regno di Thutmosi I. Questa novità fu dovuta all'espansione dell'Egitto in Medio Oriente. Nel Nuovo Regno sono documentati vari centri di produzione del vetro: Malqata, Tell el-Amarna e Lisht. Dopo il Nuovo Regno si verificò un declino del potere reale cosa che tra l altro comportò un rallentamento della produzione del vetro. In epoca greco-romana vi furono due centri importanti, uno ad Alessandria e l altro a Naucrati, dove si fabbricavano prodotti seguendo lo stile greco.
L'uso del vetro celeste con incrostazioni di motivi ornamentali in colori contrastanti fu abbastanza diffuso durante la XVIII dinastia e anche nelle più tarde imitazioni di piccoli oggetti per la cura del corpo, come i recipienti per i cosmetici, i profumi e gli unguenti.Uno dei motivi impiegati per decorare oggetti di vetro, soprattutto recipienti, collane o anche le rotelline del fuso, erano i fiorellini a forma di croce di colore rosso, bianco o giallo, o i fiori con sei punte bianche e il bocciolo giallo su uno sfondo verde azzurrato, a imitazione del turchese. Nella decorazione dei vasi prevalevano i colori giallo e bianco su sfondo azzurro, sebbene fosse utilizzato anche il verde verso la metà della XVIII dinastia. A partire dell'epoca amarniana, è frequente una decorazione a macchie, simili a occhi. Le forme dei vasi di vetro potevano essere abbastanza diverse. Molto imitavano i recipienti di metallo, calcare, alabastro e terracotta o quelli in faiance. Sono frequenti le tazze grandi, il calice, le coppe, i crateri, i vasi tubolari, quelli di forma ovoidale e collo cilindrico e i recipienti a forma animale.

lunedì 10 maggio 2010

La festa di Opet


I templi egizi non erano aperti alla gente comune, soltanto i sacerdoti e il faraone vi potevano entrare, i fedeli non potevano oltrepassare il primo pilone e la statua del dio era nascosta all'interno. Amon, il cui nome significa ''il nascosto'', veniva portato fuori in pochissime occasioni. Una di esse era la festa di Opet, che cominciò a essere celebrata durante la XVIII dinastia, allo scopo di unire il dio Amon con la madre del sovrano. Si festeggiava una volta l'anno, nel secondo mese della stagione di Akhet. Poteva durare da due a quattro settimane. Nel corso della festa le immagini di Amon, Mut e Khonsu venivano portate da Karnak a Luxor, il santuario che era considerato il loro harem. Esse venivano trasportate in barche. La processione iniziava con l'ingresso del sovrano nel santuario di Karnak, dove si trovavano l'immagine di Amon e la sua barca sacra. All'interno il faraone offriva alimenti e libagioni, secondo il rituale, e purificava tutto con incenso. La barca sacra che trasportava l'immagine di Amon doveva essere condotta da trenta persone. Quando arrivava al pontile, essa venica collocata in un'altra barca per poter attraversare il fuume. La barca sacra era chiamata Userhat, che significa ''potente a prua''; dietro di lei andavano le barche degli dei Mut e Khonsu e quelle dei sovrani. Presentate le offerte, i sacerdoti prendevano le barche e uscivano, seguiti dal faraone, da musicisti e ballerini e persino da soldati nubiani e libici. All'inizio le barche venivano portate via terra da Karnak a Luxor; dalla fine della XVIII dinastia, furono trasportato lungo il fiume. Le barche sacre erano collocate in altre a remi e , al loro passaggio, la gente cantava e ballava. Quando l'immagine si trovava ormai all'esterno, veniva consultato l'oracolo; alle domande la statua rispondeva inclinandosi da un lato o dall'altro. Lungo la strada percorsa dalle barche vi erano cappelle in cui venivano compiuti sacrifici ad Amon. Giunto nel tempio, il dio si univa alla madre del faraone. Amon ordinava al dio Khnum di modellare il ka del re e così il faraone usciva rigenerato e trasformato in divinità.
Alcune feste egiziane attuali ricordano quelle del passato, è il caso di quella celebrata a Luxor in onore di Sheik Yusef Abu el-Haggag, che riecheggia la festa di Opet. Si celebra il giorno dell'arrivo del discendente di Maometto a Luxor, dove fu costruita una moschea in suo onore, all'interno del complesso della città stessa. A ricordo della barca usata da Yusef per i suoi spostamenti, si svolge una processione di feluche guidate dai fedeli. Una di queste arriva fino al tempio, come la barca di Userhat di Amon.

Il mio nuovo libro: Immortali - Le mummie di uomini e donne dell'antico Egitto.

 Con questo post voglio inaugurare il nuovo blog. Ormai è passato circa un anno dal mio ultimo post ed è arrivato il momento per me di torna...