mercoledì 8 maggio 2013

sabato 4 maggio 2013

I prodotti d'importazione

Malgrado le enormi ricchezze di cui disponeva il territorio egizio, molti erano i beni provenienti da altri paesi. Prodotti di prima necessità, come l'olio o certi minerali, e anche alcuni articoli di lusso, tra cui pelli e profumi, venivano importati dai paesi vicini.
Già nel Periodo Predinastico nelle tombe dell'antico Egitto fecero la loro comparsa alcuni prodotti importati dai paesi stranieri. La loro provenienza, tra l'altro, era alquanto varia. Dal paese di Canaan, ad esempio, venivano importati olio e vino, che erano trasportati in anfore. I contatti con Biblo sono documentati dal periodo Predinastico. 

Il prodotto più importato da quella zona era il cedro, il cui legno era notevolmente apprezzato. Nella penisola del Sinai, invece, iniziò l'estrazione di turchese, con cui venivano elaborati gioielli, e di malachite, utilizzata come cosmetico. Il lapislazzuli era importato dal lontano paese di Bactriana, l'attuale Afghanistan. Da Cipro l'Egitto prendeva il rame, necessario soprattutto per le armi. In diverse occasioni l'importazione di questo prodotto fu effettuata per via diplomatica, vale a dire che fu un regalo del sovrano di Cipro al faraone. La principale fonte di rifornimento di prodotti esteri era la Nubia, vicina e ricca di minerali. Inoltre, benché il paese del Nilo disponesse di oro, anche questo minerale, insieme ad altri prodotti esotici, veniva importato dalla Nubia. Dall'Africa venivano importate scimmie, giraffe e leopardi (sopra e sotto, tomba di Rekhmira), animali piuttosto rari in Egitto. Un "prodotto" particolare fu un pigmeo di questa zona portato in dono a Pepi II. Con i Nubiani, si fecero anche numerosi baratti di schiavi in cambio di cereali. 

In un considerevole numero di dipinti del Nuovo Regno sono raffigurati stranieri che offrono beni e prodotti al faraone o a un alto funzionario. Queste scene, in realtà, sembrano rappresentare un tributo da parte di popoli stranieri. Tuttavia, scene simili si svolgevano anche nella realtà, quando i commercianti egizi giungevano nei paesi stranieri. I prodotti che entravano nella terra dei faraoni erano monopolio statale e solo il sovrano poteva concedere il privilegio dell'importazione così come soltanto lui poteva revocarlo. In epoche più avanzate, templi iniziarono a organizzare alcune spedizioni per importare prodotti. Uno dei casi più noti è quello narrato nelle Disavventure di Unamone, quando il grande sacerdote di Amon invia a Unamone a Biblo allo scopo di portare in Egitto del legno di cedro. La maggior parte delle importazioni avveniva via mare. È stato calcolato che un viaggio dall'Egeo fino in Egitto poteva durare circa cinque giorni. Al paese di Opone (Somalia, Corno d'Africa) si giungeva attraverso il Mar Rosso, su imbarcazioni di piccole dimensioni;  per giungere in Nubia gli egizi navigavano lungo il Nilo, oppure potevano seguire la rotta delle oasi. Il percorso via terra, invece, risultava molto più lungo. Gli egizi non utilizzarono la moneta fino alle epoche tarde e il commercio veniva realizzato tramite scambi. Per conoscere il valore dei prodotti si usavano alcune misurazioni fatte con rame (nel caso in cui il prodotto non fosse pregiato) o anche oro e argento (nel caso di prodotti di lusso). Quando l'importazione non fu più monopolio statale, anche i piccoli commercianti ebbero accesso ai prodotti importati.

(Foto di Flavio Massimo)

Il mio nuovo libro: Immortali - Le mummie di uomini e donne dell'antico Egitto.

 Con questo post voglio inaugurare il nuovo blog. Ormai è passato circa un anno dal mio ultimo post ed è arrivato il momento per me di torna...