Deir el Medina si trova in una stretta valle desertica non lontano
dalla valle dei re e delle regine. La città ospitava gli operai, e le loro
famiglie, impiegati nelle costruzione e decorazione delle tombe reali della
valle dei re. Deir el Medina venne fondata da Thotmosis I e rimase abitata per
più di 400 anni, fino a quando, all’inizio della XXI dinastia, venne
definitivamente abbandonata. Nel corso della sua esistenza, la città fu
ingrandita almeno 2 volte, sotto Thotmosis III e Ramses II.
La comunità degli operai era chiamata “Servitori della sede di Maat”
(Maat è la Dea che personifica la verità) ed era formata da lavoratori
specializzati, come carpentieri, scultori, pittori, cavapietre e manovali. Gli
operai erano divisi in due squadre, ognuna con il suo caposquadra, che si davano
il cambio ogni 10 giorni: erano inoltre controllati da uno scriba reale e dal
Visir. Il caposquadra aveva invece il compito di tenere una lista aggiornata
delle presenze giornalieri e delle eventuali assenze con relative giustificazioni:
parto della moglie, ammalato, bisticci familiari e così via. Ovviamente i falsi
malati o ritardatari erano sottoposti a sanzioni.
Poiché gli operai i luoghi segreti delle tombe dei faraoni, essi non
godevano di piena liberà di movimento. La città era infatti racchiusa da un
muro di cinta, per permettere così una più facile sorveglianza sulla comunità. Tuttavia,
si trattava sempre di un gruppo di operai privilegiati con un buon tenore di
vita. La comunità era alle dirette dipendenze del sovrano, che provvedeva al
loro completo sostentamento. Essi erano pagati con beni di consumo distribuiti
alla fine di ogni mese. Il salario consisteva per lo più in grano, ma potevano
essere dati anche altri prodotti: carne, vino, sale, stoffe e legna. Gli operai
ricevano poi ogni giorno, acqua, verdure fresche e pesce. Il sovrano forniva
inoltre tutte le attrezzature necessarie al lavoro nelle tombe. Va comunque
detto che gli operai non erano pagati tutti allo stesso modo, ma ricevano un
salario in rapporto alla loro funzione.
A Deir El Medina è attestato quello che può essere considerato il primo caso di sciopero storicamente avvenuto. Un papiro ci informa che durante il
regno di Ramses III (XX Dinastia) gli operai ricorsero a vere e proprie
dimostrazioni di protesta, rifiutandosi di lavorare a causa dei ritardi nel
pagamento dei salari. Nel papiro gli operai affermano di essere affamati, di
non avere cibo e vesti e di non ricevere pagamenti da parecchi giorni.
Le case degli operai di Deir El Medina erano abbastanza modeste, ma
vanno considerate in funzione del clima di un Paese caldo, dove si trascorreva
molto tempo all'aperto. Avevano pianta rettangolare ed erano composte da 4 o 5
stanze, situate una dietro l’altra; erano in genere costituite da un solo piano,
anche se tutte avevano scale interne che conducevano alla terrazza sul tetto,
dove si poteva eventualmente dormire nelle notti più calde. Le abitazioni erano
costruite in mattoni, le porte e le finestre erano però inquadrate in cornici
di pietra. La prima stanza, leggermente più bassa del piano stradale, era
probabilmente un soggiorno con una curiosa costruzione in mattoni, forse una
tavola o un letto. Seguiva poi la stanza principale, dove viveva la famiglia. Questa
stanza, che era la più grande e la meglio decorata, aveva una panca in mattoni;
al centro vi erano una o due colonne in legno, mentre addossato a una parete si
trovava un piccolo altare per il culto degli antenati. Da qui si accedeva a una
o due camere da letto. L’ultima stanza era la cucina, dove si trovavano un
forno, un mortai e delle giare per l’acqua; dalla cucina si poteva scendere in
una cantina sotterranea per la conservazione del cibo o degli oggetti preziosi
della famiglia. I muri esterni delle case erano intonacati di bianco, mentre
sopra le porte, dipende in rosso, era indicato il nome del proprietario. A Deir
El Medina sono stati trovati gli archivi degli operai, costituiti da papiri e
da testi scritti su schegge di calcare o cocci di vasellame (gli ostraka).
I testi su papiro, gli ostraka e le iscrizioni ritrovati all'interno delle case dimostrano come il numero delle persone che sapevano leggere e
scrivere a Deir El Medina fosse abbastanza elevato; questi testi ci permettono
inoltre di farci un’idea di quella che doveva essere la vita di una comunità al
di fuori dell’ambito della corte e della nobiltà. C’è un testo, ad esempio, che
descrive come un operaio di nome Menna abbia avuto grosse difficoltà per
ottenere il pagamento di un vaso di grasso che aveva venduto al funzionario di
Polizia Montumosi. I numerosi esercizi scolastici e letterari contenuti in
questi testi ci suggeriscono che la comunità aveva una propria scuola. Sappiamo
inoltre che nella città vi era un tribunale che risolveva le contese interne o
di minore rilevanza. Alcune iscrizioni su ostraka contengono infatti la
registrazione di cause portate davanti al tribunale, i cui membri erano gli
stessi operai che lavoravano nelle tombe. Vicino alla città vennero costruite
numerose cappelle, dedicate al culto di varie divinità, e una necropoli. Tra le
divinità più venerate della popolazione si possono citare la Dea Hathor, il Dio
Amon, e la Dea serpente locale chiamata Mertseger, cioè “Colei che ama il
silenzio”.
Le tombe degli operai erano formate da una parte sotterranea che
ospitava il corpo del defunto con il suo corredo funerario, mentre al di sopra
del suolo vi era una cappella dedicata al culto funerario e una piccola
piramide.