sabato 1 novembre 2014

Professione: Egittologo


Sotto cieli meravigliosi, gli egittologi partono alla scoperta di un mondo scomparso. Conducono indagini quasi poliziesche per scoprire una civiltà attraverso ciò che ne rimane. Gli egittologi dei nostri giorni dispongono di attrezzature sofisticate, strumenti di indagine ultramoderni e fuoristrada per portare a buon fine le loro missioni. Eppure, spesso dormono accampati e per lavarsi usano un catino, come i pionieri dell'archeologia. Il loro numero varia da uno scavo all'altro: da un minimo di 2-3 fino a 20 per le missioni più importanti. Scavano solo per alcuni mesi dell'anno, perché spesso si tratta di docenti che partono per i siti archeologici durante le vacanze. Il loro lavoro assomiglia un po' a quello di un segugio: partono con delle idee precise su ciò che stanno cercando, ma ogni pietra, ogni singolo frammento scoperto può assumere un'importanza capitale per la storia del luogo e talvolta può aprire nuove vie. I ricercatori sono, perciò, quasi dei detective e, quando scavano una necropoli, all'antropologo spetta il ruolo di medico legale.

Un'avventura a volte pericolosa
Partire per una missione è pur sempre un'avventura, ma non necessariamente alla Indiana Jones! Oggi gli archeologi non conducono più i loro scavi nel timore di essere attaccati da predatori armati. In effetti, all'inizio del '900 era diverso: chi partiva per l'Egitto doveva affrontare anche il rischio di essere accolto a colpi di carabina da bande di predatori, in un clima forse non proprio da film western ma realmente rischioso. Purtroppo non tutti i pericoli sono stati scongiurati: ancora in anni recenti a Saqqara, alcuni guardiani, nel tentativo di contrastare un saccheggio, sono stati uccisi dai ladri, e dai cantieri degli scavi scompaiono molto spesso blocchi e pietre scolpite. Come in passato, l'avventura archeologica richiede ottime prestazioni fisiche: per fare alcuni rilevamenti, ad esempio, i ricercatori devono essere in grado di arrampicarsi a diversi metri di altezza o fare una discesa a corda doppia da una colonna.

Una giornata tipo
Di solito i ricercatori scavano dalle 6 alle 14, per evitare le ore calde del pomeriggio. Poi si dedicano all'inventario degli oggetti, pianificano e assolvono numerose incombenze amministrative. Queste ultime sono in parte sotto il controllo dello Stato egiziano: infatti, gli scavi possono essere svolti solo in presenza di un sovrintendente alle Antichità. Ogni oggetto ritrovato nel sito archeologico è debitamente schedato sul registro dello scavo. Se questi oggetti vengono conservati sul posto, è necessario costruire un magazzino le cui porte saranno sigillate ogni sera e che possono essere aperte solo in presenza del sovrintendente locale.

L'emozione della scoperta
Nel momento in cui viene estratto dalla sabbia un reperto che nessuno ha potuto ammirare da più di tremila anni, gli egittologi provano l'emozione più grande. Questa è ancora più forte quando si trova una semplice impronta di persone o animali, tracce capaci quasi di ridare vita agli oggetti recuperati. La civiltà dell'antico Egitto deve ancora svelarci molti dei suoi segreti, e bellissime scoperte attendono i ricercatori di oggi e di domani. Il terreno è particolarmente ricco: il deserto ha conservato talmente bene i monumenti che questi, talvolta, emergono dalla sabbia completamente intatti; d'altra parte, la valle del Nilo, meno adatta alla conservazione dei reperti, è stata a lungo trascurata dai primi archeologi. Ci sono, quindi, dei siti di città antiche della Valle che sono ancora tutti da scoprire, come Buto, antica capitale. A volte, una città contemporanea è sorta su quella antica, come nel caso di Eliopoli, corrispondente alla odierna periferia del Cairo: i ricercatori devono allora aspettare che i terreni siano venduti e perdano la loro funzione d'uso (un garage, un vecchio cinema) per poter cominciare i loro scavi. 

Il percorso universitario 
Gli studi per diventare egittologo sono appassionanti, ma richiedono pazienza, amore e tenacia. Quello dell'egittologo non è un lavoro adatto a chi desidera avere un futuro assicurato o guadagnare bene. Il percorso classico è quello di frequentare Storia o Storia dell'arte fino al dottorato. Il primo corso ufficiale tenuto in Europa sulla storia, la lingua e le antichità dell'Egitto antico fu avviato in Italia, all'università di Pisa, nel 1826: era curato da Ippolito Rosellini, allievo e amico di J.F. Champollion, lo studioso francese che decifrò il sistema geroglifico. Altri percorsi possibili sono quelli che riguardano le Lette classiche, i Beni culturali o per università come l'Orientale di Napoli, un vero e proprio percorso archeologico. Tuttavia, dopo la triennale è obbligatoria una laurea specialistica o magistrale.
La scuola del Louvre, ad esempio, è una delle strade per riuscire a esercitare la professione di egittologo. Si trova a Parigi, all'interno del Museo e prepara, in particolare, a svolgere la funzione di conservatore. Qui gli studenti sono in contatto diretto con gli oggetti: dopo aver seguito una lezione, possono infatti recarsi nel reparto delle Antichità egizie per ammirare i reperti che hanno studiato. 
Naturalmente il percorso di studio più specifico è quello proposto dall'American University del Cairo, con corsi divisi per periodi storici: Antico Regno, Medio Regno, Nuovo Regno ecc. ecc.
Infine, va specificato che il lavoro di egittologo non è un percorso facile, bisogna investire tutto: noi stessi, tempo, soldi e speranze; con poche certezze a vostro fianco: talento, devozione e duro lavoro. 

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