"Se uno di quei bambini fosse sopravvissuto forse non ci sarebbe mai stato un Ramses" - Howard Carter.
Tra i cofani e le casse ammucchiate nella camera del tesoro c'era anche una scatola di legno non decorata, lunga circa 61 cm, il cui coperchio, originariamente sigillato con l'immagine dello sciacallo e dei nove prigionieri, era stato rimosso nell'antichità. Al suo interno c'erano due casse antropomorfe in miniatura (una lunga 49,5 cm e l'altra 57,7 cm), poste una di fianco all'altra, testa contro piedi. Le punte dei piedi della cassa più grande erano state rozzamente tagliate per permettere al coperchio della scatola di chiudersi. La superficie esterna era coperta di resina nera, su cui si vedevano fasce d'oro con iscrizioni riferentisi agli occupanti semplicemente come "l'Osiride", senza nomi specifici. I coperchi erano attaccati alla base delle casse nel solito modo: con otto tenoni di legno piatti. Strisce di lino avvolgevano le casse all'altezza del mento, della vita e delle caviglie, ciascuna sigillata con l'immagine dello sciacallo e dei nove prigionieri. Queste casse contenevano altri due sarcofagi, la cui superficie era interamente coperta da una lamina d'oro. All'interno si trovavano due piccoli feti mummificati. La prima mummia misurava meno di 30 centimetri e si era conservata quasi perfettamente, era avvolta in fasce trattenute da cinque bende trasversali e due gruppi di tre bende longitudinali. All'altezza della testa era stata posta una maschera di cartonnage dorato con i lineamenti del viso sottolineati in nero. Pur essendo molto piccola, simile a quelle usate per i canopi, la maschera era troppo larga per il feto.
La seconda mummia, a prima vista meno ben conservata dell'altra, era un pochino più lunga (39,5 cm) ed era avvolta in una fasciatura longitudinale tripla e a quattro trasversali. Non aveva la maschera, sebbene si capisse che ne era stata preparata una: quando gli imbalsamatori si accorsero che era troppo piccola per la testa avvolta nelle bende, era stata lasciata nel corridoio d'entrata tra i rifiuti dell'imbalsamazione, che poi furono riseppelliti nel Pozzo 54 dove Theodore Devis la trovò nel 1907.
Le autopsie
L'esame delle mummie fu affidato a Douglas Derry nel 1932. Carter rimosse le bende della prima mummia mentre Derry poté individuare solo una massa disordinata di strisce di lino spesse 1,5 cm, con imbottiture all'altezza del torace, delle gambe e dei piedi, in modo da dare forma al feto. Il corpo era quello di un bimbo nato prematuro, con la pelle grigia e sotto cui si potevano distinguere le ossa. Non si vedevano le sopracciglia ne le ciglia; le palpebre erano chiuse. Mancava l'incisione addominale e non si poteva vedere in che modo il corpo era stato conservato. Le braccia erano distese contro i fianchi con le mani sulle cosce. Una parte del cordone ombelicale era ancora attaccata al corpo. Secondo Derry si trattava di una bambina. Il feto era lungo appena 25,7 cm e doveva essere nato al quinto mese di gestazione. Fu Derry a sbendare la seconda mummia. Sotto il primo sudario di lino, che era tenuto fermo da fasce, sì trovò un'altra serie di bende che tratteneva un secondo sudario, al di sotto del quale c'era uno strato di bende incrociate e delle imbottiture. Vennero rimosse le altre fasciature che rivelarono la presenza di un ultimo delicato strato di lino. Il corpo del bimbo misurava 36, 1 cm e si trattava anche in questo caso di una femmina. Derry calcolò che dovesse essere nata al settimo mese di gestazione. Meno ben conservato del primo, il corpo era ben disteso con le braccia e le mani contro i fianchi. La pelle era di un grigio uniforme; si vedevano tracce di capelli sulla testa. Le sopracciglia e le ciglia erano visibili; le palpebre, aperte, lasciavano intravedere gli occhi rinsecchiti.
Diversamente dalla prima mummia fu facile stabilire il metodo di imbalsamazione. Il teschio era stato riempito attraverso il naso col lino imbevuto di sale. Derry notò una piccolissima incisione di 1,8 cm immediatamente sopra e parallela all'inguine; la ferita poi sigillata con quella che Derry identificò come resina e che, invece, Lucas scoprì essere tessuto animale alterato. La bambina probabilmente nacque morta oppure morì subito dopo la nascita: lo si capiva dal fatto che il cordone ombelicale, che appariva tagliato assai vicino alla parete addominale, non si era asciugato a sufficienza, come sarebbe avvenuto se la neonata fosse sopravvissuta per un certo tempo. Quando il secondo feto venne riesaminato qualche tempo dopo dall'équipe del professor Harrison dell'Università di Liverpool, le radiografie misero in evidenza chiari segni che suggerivano che la bambina fosse affetta dalla deformità di Sprengel, con una scapola congenitamente più alta, spina dorsale bifida e scoliosi. I raggi X stabilirono l'età intorno agli otto o nove mesi di gestazione. Di chi erano figlie queste bambine? Naturalmente, furono avanzate varie ipotesi, più complesse e "ritualistiche", ma la risposta più probabile è che fossero figli di Tutankhamon e di colei che, allo stato attuale delle nostre conoscenze, sembra essere stata la sua unica moglie: Ankhesenamon. C'erano altri casi, nella XVIII dinastia, di figli di re morti prima del padre e che furono seppelliti nella tomba del padre: Wabensenu, figlio di Amenhotep II, sepolto nella Tomba 35, e Tentamun, Amenemhat e un altro, non identificato, nella tomba di Thutmosis IV.