Dietro gli impressionanti resti del Ramesseum, c'è una storia tutta da scrivere. Nato come tempio funerario di Ramses II, la cui figura doveva essere così consegnata all'eternità, rivela con il suo nome completo il grandioso programma di un glorioso sovrano: "Il castello di milioni di anni di User Maat Ra Setepenra che si unisce alla città di Tebe nel dominio di Amon, a Occidente".
Il Ramesseum, l'imponente tempio funerario del leggendario faraone Ramses II, rappresenta da solo un'intera pagina di storia dell'egittologia del XIX secolo. Le nostre conoscenze sul monumento risalgono al 1829, alla prima e unica visita al sito effettuata da Jean-François Champollion. A questo grande filologo, che rimase affascinato dalla maestosità dell'architettura, dobbiamo una descrizione fedele del Ramesseum, da lui definito "ciò che di più nobile e di più puro ci sia tra i grandi monumenti di Tebe".
Un tempio misterioso
Per gli archeologi, il tempio è stato per lungo tempo un'imponente struttura di pietra caduta nell'oblio. La sua essenza, la sua regione d'essere era scomparsa: perché Ramses II aveva fatto erigere il Ramesseum così vicino ad altri monumenti ancora in uso? Perché non gli aveva riservato un posto più adatto, al riparo delle pareti roccioso della Valle dei Re? Le misteriose scelte del sovrano si spiegano, forse, mettendole in relazione con la potenza del clero di Amon, che pose il proprio dio al vertice della gerarchia divina fino a farne la divinità tutelare della dinastia dei Ramses. Il tempio, quindi, gli era interamente consacrato. Costruito poco dopo l'ascesa al trono di Ramses II, nel 1279 a.C., il Ramesseum fu interamente opera di questo re. Secondo alcune stime, la sua superficie si estendeva su cinque ettari, inclusi i terreni annessi. Era, quindi, un santuario imponente, anche se di dimensioni inferiori a quelle dell'immenso tempio di Karnak, situato proprio di fronte, dall'altra parte del Nilo. Per dare continuità alle opere dei suoi predecessori, Ramses II volle edificare un tempio grandioso ma, al tempo stesso, rispettoso dell'ambiente circostante. Infatti, il Ramesseum fu costruito in prossimità dei templi innalzati dai sovrani della XVIII dinastia, ai quali in realtà venne rubato un po' di spazio. Per gli egizi, del resto, Geb (la terra) e Nut (il cielo) erano elementi di un unico insieme divino e quindi reciprocamente legati: non era quindi sbagliato riutilizzare una parte dell'uno a beneficio dell'altro.
Ramses II, un innovatore dell'architettura?
La costruzione del Ramesseum durò in tutto vent'anni. Il tempio presentava diverse novità architettoniche, rivelando una certa ingegnosità soprattutto nella scelta dei materiali, più che nell'utilizzo di nuove tecniche. I piloni che formavano le porte monumentali vennero costruiti in pietra e non in mattoni, come si era fatto fino a quel momento. Inoltre, per la prima volta furono tracciati dei viali all'interno del santuario, lungo i quali scorrevano le processioni. La costruzione del tempio, di pianta classica, incontrò qualche difficoltà di ordine pratico: il luogo scelto, infatti, era già occupato in parte dalle opere innalzate dai sovrani della dinastia precedente e da Sethi I, padre di Ramses II. Per questo motivo, il Ramesseum finì con l'assumere la pianta di un trapezio piuttosto irregolare. Come spesso accadeva nell'antico Egitto, anche in questo caso furono riutilizzati blocchi di pietra e parti costruzioni preesistenti trovate sul lungo della nuova costruzione. Questi materiali vennero usati soprattutto per le cosiddette "colmate", cioè per riempire e rinforzare le fondamenta e gli interni del nuovo edificio impedendone eventuali sfaldamenti. Purtroppo, quindi, forma e destinazione dei templi più antichi ci sono sconosciute, proprio perché i loro elementi costitutivi venivano in parte riciclati. D'altra parte, questa pratica permetteva considerevoli risparmi di materiale, di tempo e di manodopera, mettendo a disposizione degli operai blocchi già pronti, quasi tagliati a misura: considerazioni che gli architetti e gli ingegneri incaricati della costruzione del Ramesseum dovevano avere ben presenti. Come ogni tempio egizio, anche il Ramesseum era protetto da larghe mura di cinta in mattoni di terra cruda: vi sono ancora dei resti nelle parti nord, sud e ovest. Gli scavi archeologici hanno permesso di ricostruire i confini originari del tempio e di riportare alla luce un ampio viale fiancheggiato da sfingi: questo circondava tutto il santuario e correva tra le mura più esterne del complesso funerario fino a raggiungere i magazzini.
La posa della prima pietra
Funzione essenziale del tempio era tramandare ai posteri l'immagine della potenza del faraone e della grandezza del suo regno: era l'equivalente terreno della tomba scavata nella Valle dei Re, che doveva invece rimanere segreta per garantire la vita del sovrano nell'aldilà. Palazzi, biblioteche, magazzini, giardini: tutto contribuiva a fare del Ramesseum un centro vitale, una vera e propria città. Fu Ramses II a promuovere il progetto iniziale, e fu sempre lui a dare vita al tempio attraverso gli appositi rituali di fondazione: previsti in ogni dettaglio, questi garantivano al complesso sacro la protezione degli dei. Il faraone in persona, accompagnato dalla sposa Nefertari, depose la prima pietra dell'edificio e, con l'aiuto di una zappa, scavò una fossa vicino al tempio, deponendovi lingotti d'oro d d'argento, amuleti e utensili, prima di ricoprire il tutto con della sabbia. Seguì il momento della purificazione: ispezionando minuziosamente tutta l'area su cui sarebbe stato edificato il tempio, il faraone seminò granelli d'incenso, ritenuti di natura divina. Pronunciò poi la formula rituale secondo cui il tempio non apparteneva a lui, poiché in quel preciso momento ne faceva dono a Maat, "la Regola", affinché questa dea potesse proteggere la persona del re e respingere il male.
La costruzione del tempio
Grazie ad alcuni frammenti di terracotta e a dei graffiti, si è riusciti a ricostruire dettagliatamente le diverse tappe della costruzione del santuario. Per realizzare il suo progetto Ramses II fece arrivare via fiume, dal sud del paese, diversi materiali: blocchi di granito rosa, utilizzati per la maggior parte delle statue; pietra calcarea fine, destinata alle fondamenta, ai rivestimenti e alla pavimentazione dei viali riservati alle processioni; senza dimenticare, infine, i mattoni di terra cruda che servirono a erigere diversi edifici del complesso. Immaginando la lunga fila di imbarcazioni che portavano il materiale da costruzione, possiamo facilmente intuire l'immensità del cantiere che si dovette allestire nel punto in cui le pietre venivano sbarcate e lavorate per diventare utilizzabili. Da lì, i blocchi venivano trascinati fino al luogo della costruzione, tagliati e assemblati. I quotidiani lavori di costruzione coinvolgevano operai di diversi mestieri: questi formavano una vera e propria comunità: erano riuniti nel villaggio di Deir El-Medina ed erano meglio noti con il nome di "artigiani della Valle dei Re".
Tutti i colori del tempio
Le decorazioni del Ramesseum sviluppano in modo armonioso diversi temi, tutti finalizzati all'esaltazione della funzione regale: sono riprodotte soprattutto scene di carattere militare e politico, cui si mescolano riferimenti culturali e familiari. Sui piloni sono illustrate le grandi azioni militari di Ramses II; in particolare, su una delle pareti è incisa una delle scene più importanti e più spesso riprodotte del regno di Ramses: la battaglia di Kadesh. Dalla porta principale del tempio si accede a duna vasta sala ipostila, il cui soffitto era sostenuto, in origine, da quarantotto colonne. I lavori di pulizia e restauro effettuati durante le campagne archeologiche hanno riportato in superficie gli antichi colori delle superfici: dopo lunghi secoli di oblio, è riemersa tutta la luminosità di questa maestosa sala, immagine in miniatura della creazione del mondo. Gli affreschi descrivono, prima di tutto, gli attributi sacri di Ramses II e il riconoscimento della sua natura divina: la scelta degli dei lo ha reso il figlio preferito di Amon, l'eletto designato a salire al trono e a garantire la stabilità del regno. Accanto a questi dipinti, alcuni motivi raffigurano la festa del dio Min, la madre di Ramses, le sorelle e i figli nati prima della sua ascesa al trono. Proseguendo, si incontrano le scene militari, il cui significato si riconduce a un solo principio: il faraone, in qualità di comandante supremo dell'esercito, deve mantenere la stabilità e la pace sia all'interno sia al di fuori del paese. Neutralizzare i pericoli interni (disordini economici e sociali, rivolte, carestie) e le minacce provenienti dall'esterno è uno dei compiti prioritari del sovrano. L'insieme di immagini testimoniano e sanciscono il sovrano e il suo comportamento eroico, difendendo il popolo dalle forze del male che incessantemente cercano di provocare la fine del mondo.