Durante l'epoca vittoriana, le numerose esposizioni di oggetti provenienti dall'Egitto affascinarono gli Inglesi; il loro interesse verso questo mondo pervase tutto ciò che li circondava. Edifici, statue, quadri e persino i vestiti vennero adornati con sfingi, faraoni, obelischi o piramidi.
Alla luce delle scoperte archeologiche del XIX secolo, gran parte dei musei europei acquistò oggetti provenienti dal paese dei faraoni. Tra i primi a venire in possesso di una collezione egizia fu il British Museum di Londra. L'interesse degli Inglesi per l'Egitto non si basava sull'attrazione culturale, ma riguarda piuttosto la relazione che questo paese aveva avuto con gli Israeliti. I temi in voga a quell'epoca erano tratti dall'Antico Testamento, e come sfondo, c'era l'Egitto, rappresentato come la terra in cui gli Ebrei avevano sofferto la schiavitù. Nell'intento di captare al massimo i dettagli e il realismo, i pittori riproducevano minuziosamente gli oggetti esistenti nei musei. Fu proprio nell'arte che questo interesse trasversale per la schiavitù ebraica in Egitto toccò l'apice, infatti molti pittori rappresentarono schiavi e schiave a lavoro per i loro padroni egizi, come si può notare nel dipinto in alto.
Le illustrazioni di questo periodo presentano alcune immagini dell'Egitto, dei conquistatori arabi e di harem. Anche se la morale fortemente puritana dell'epoca vittoriana inorridiva, questi temi erano ormai di moda. Il gusto per tutto quello che apparteneva all'Egitto giunse anche dentro le case, orologi, mobili, teiere e candelabri con temi egizi. Alcuni architetti arrivarono persino a progettare prigioni e tribunali seguendo lo stile degli edifici egizi, tentando di rammentare il concetto di maat o giustizia. Purtroppo, l'acceso interesse per l'Egitto portò a una serie di furti, e ciò indusse la scrittrice Amelia Edwards a fondare un'associazione con lo scopo di stimolare gli scavi in Egitto e limitare le spoliazioni di tombe e monumenti. La fondazione, nata da un interesse meramente artistico e dal gusto esotico, tipico dell'epoca, permise a egittologi come Flinders Petrie di realizzare importanti scavi scientifici. Sulla scia di questa ossessione inglese per l'Egitto, circa ventuno anni dopo la fine dell'epoca vittoriana, gli inglesi Howard Carter e Lord Carnarvon arrivarono nel 1922 alla scoperta della tomba di Tutankhamon, entrambi figli di quell'epoca.
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