L'Egitto era già stato minacciato da altre potenze asiatiche, quali gli Ittiti e gli Assiri. Nel VI secolo a.C. queste potenze erano rappresentate dalla Grecia e dalla Persia. I Persiani, che avevano deciso di annettersi l'Egitto, furono guidati attraverso il deserto del Sinai dai beduini shasu. Psammetico III (526-525 a.C.), ultimo monarca della XXVI dinastia, non poté frenare l'avanzata persiana. Sconfitto a Pelusio (525 a.C.) dal re persiano Cambise II, dovette ritirarsi a Menfi. Una volta catturato fu deportato a Susa. Cambise si incoronò faraone, inaugurando così la XXVII dinastia. Un sacerdote di Sais, Udaharresne, lo istruì sulle usanze egizie: '' Io composi il suo titolo, ossia il suo nome di re dell'Alto e del Basso Egitto, Mestyure''. Cambise morì in Persia nel tentativo di sconfiggere l'usurpatore Gaumata. Dario I (522-486 a.C.), suo successore, giunse in Egitto nel 518 a.C. Dario I realizzò grandi riforme economiche e portò a termine la costruzione del canale che collegava il Nilo al Mar Rosso attraverso lo Wadi Tumilat, progetto iniziato da Neco II. Quando lasciò l’Egitto, affidò il governo al satrapo Ariande, che venne poi destituito per abuso di potere. In questo periodo i Persiani subirono varie sconfitte per mano dei Greci, tra cui quella di Maratona (490 a.C.), che provò l’insurrezione del Delta. A soffocare questa ribellione giunse il figlio di Dario, Serse I (486-465 a.C.), che pose il fratello Achemene a capo del governo dell’Egitto.
Questo periodo fu caratterizzato dall’intransigenza dei Persiani, che abbandonarono la pratica seguita da Dario di adottare alcune usanze dei faraoni egizi. I Persiani furono sconfitti dai Greci a Salamina (480 a.C.) si sollevarono due principi egizi, Inaro e Amirteo. I Persiani riuscirono a soffocare anche questa rivolta, ma il loro potere era ormai in declino. Firmarono un armistizio con i Greci (449 a.C.), ma le rivolte di Cipro e dell’Egitto e la lotta per il potere in Persia misero fine al loro dominio. Successivamente ebbe inizio l’ultimo periodo di governo indigeno con la XXVIII dinastia (404-398 a.C.), il cui unico rappresentante fu Amirteo, e con le dinastie XXIX (359-341 a.C.), ultimo sovrano egizio, sconfitto dai Persiani nel 341 a.C.
La Seconda Dominazione Persiana
L’occupazione dell’Egitto da parte dei Persiani si sviluppò in due fasi diverse. La Prima Dominazione Persiana (525-404 a.C.) fu l’epoca dei grandi re, quali Cambise II, Dario I e Serse I. La Seconda Dominazione Persiana (343-332 a.C.) fu un brevissimo periodo di transizione al quale mise fine il Periodo Ellenistico Tolemaico. Il primo sovrano persiano di questa fase fu Artaserse III Oco (358-338 a.C.), che sconfisse Nectanebo II (341 a.C.) e riuscì a conquistare tutto il paese. Se i precedenti re persiani avevano rispettato i costumi egizi – e alcuni erano giunti addirittura a rappresentarsi come faraoni - i sovrani di questo periodo agirono in modo completamente diverso. Il dominio persiano è ricordato dagli egizi come un’epoca di trasgressioni religiose e politiche, con distruzioni e stragi. Le imposte furono molto elevate, le città vennero distrutte e l’instabilità era palpabile ovunque. In Persia l’eunuco Bagoa destabilizzò il potere, fece uccidere Artaserse e incoronò il figlio di questo, Arsete (338-336 a.C.). Nel frattempo in Egitto le ivolte si succedevano sobillate anche dai mercenari greci. I Persiani inoltre erano molto occupati nel tentativo di far fronte al nuovo e incalzante regno di Macedonia. I giorni dell’impero persiano erano contati. L’ultimo sovrano persiano, Dario III (336-330 a.C.), conservò del suo glorioso antenato solo il nome, dal momento che sconfitto da Alessandro Magno nella battaglia di Isso (333 a.C.). Le satrapie caddero una dopo l’altra; nel 332 a.C., fu la volta dell’Egitto.
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