La Missione Archeologica Spagnola partecipò all'operazione
di salvataggio dei monumenti della Nubia. Come ricompensa per questa
collaborazione, il governo egiziano donò alla Spagna il tempio nubiano di
Debod, che fu collocato in un parco di una zona centrale di Madrid (Cuartel de
la Montaña).
Come quelli di Abu Simbel e File, il piccolo tempio di Wadi
Debod correva il rischio di restare sommerso sotto le acque del lago Nasser,
quando fu costruita la grande diga di Assuan. Grazie all’intervento dell’UNESCO,
esso fu recuperato e smantellato tra il 1960 e il 1961. I pezzi che
costituivano questo tempio furono temporaneamente conservati nell’isola di
Elefantina. In seguito il governo egiziano lo donò alla Spagna in segno di
gratitudine per l’aiuto prestato nelle operazioni di salvataggio dei monumenti
nubiani.
I blocchi, circa 1350, arrivarono in Spagna nel 1970. Furono svolti i
lavori di documentazione del tempio per procedere al suo corretto montaggio. Si
rivelò un compito difficile, poiché i dati forniti dal Servizio di Antichità
dell’Egitto erano incompleti. Non si avevano nemmeno indicazioni sullo stato
del tempio prima di essere smontato. L’inizio delle operazioni di montaggio fu
possibile soprattutto grazie a uno studio dei documenti fotografici esistenti. Fu
necessaria, inoltre, un’analisi dettagliata delle condizioni ambientali in cui
si trovava il tempio, allo scopo di garantire la sua conservazione.
Il tempio era stato costruito nella Bassa Nubia, a 20 km a
sud di Assuan. Il nucleo originario fu realizzato dal re Adikhalamani di Meroe,
che all’inizio del II secolo a.C. eresse una cappella per il dio Amon di Debod.
Poi Tolomeo VI modificò il monumento e riconsacrò il tempio a Iside. Altri
cambiamenti furono apportati da Tolomeo VIII e Tolomeo XIII. Nel 13 a.C.
Augusto e poi Tiberio fecero decorare la sala ipostila. Gli Antonini eressero
una cappella laterale. Con l’avvento del cristianesimo il tempio fu chiuso, in
seguito venne occupato da nomadi e musulmani. All’inizio del XX secolo il
Servizio di Antichità dell’Egitto lo dichiarò monumento del patrimonio nazionale.
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