Fino a qualche tempo fa ho vissuto nella capitale francese e Parigi è piena di "souvenir" dell'antico Egitto: non solo celebri monumenti, ma anche piccoli reperti ed edifici ispirati alla civiltà dei faraoni. Ecco allora qualche suggerimento per scoprire il volto egizio di Parigi.
Una gita a Parigi può essere l'occasione per scoprire gli innumerevoli monumenti che, più o meno direttamente, derivano dalla civiltà dei faraoni o s'ispirano all'antico Egitto. Benché questi siano molto numerosi, a volte bisogna saperli cercare: oltre al celebre obelisco di place de la Concorde e alla piramide del Louvre, infatti, vi sono anche costruzioni meno appariscenti, che si rivelano solo al visitatore più attento. Molte di esse risalgono all'Impero napoleonico e alla vera e propria "moda" scatenata della campagna d'Egitto nell'architettura, nella pittura e nelle arti decorative. Riferimenti all'antica civiltà si trovano, però, anche nei luoghi più singolari, come ad esempio, il cimitero di Père-Lachaise o in un cinema degli anni venti.
Ma cominciamo dagli edifici più celebri. Nella famosa place de la Concorde, l'antico Egitto convive con il XVIII secolo, con l'epoca dei Lumi e con il XIX secolo, in un insieme perfettamente armonico. Qui si trova uno dei due obelischi voluti in origine da Ramses II per abbellire l'ingresso del tempio di Luxor. Nel 1829, alla vista di quei monumenti, Jean-François Champollion ne fu talmente affascinato da chiederne uno in regalo al governatore Mehmet Ali e in cambio di un orologio che poi si ruppe solo pochi anni dopo. L'obelisco scelto dall'egittologo francese prese così la via di Parigi, affrontando un viaggio lungo e avventuroso: le tappe del trasferimento sono descritte sul attuale piedistallo dell'obelisco. Viste le eccezionali dimensioni del monolite, si pensò anche di tagliarlo in più parti per agevolare il trasporto, ma alla fine si costruì una nave apposita, la Luxor. Salpata dalla città omonima nel 1831, l'imbarcazione giunse in Francia solo due anni dopo, ma si dovette attendere fino al 1836 per poter ammirare l'obelisco nella sua nuova collocazione. Dopo qualche tempo, sulla sommità del monolite fu aggiunto uno sfavillante puntale d'oro. L'obelisco fu posizionato esattamente nello stesso punto in cui, circa quarantacinque anni prima, fu eretta la ghigliottina che mise fine alla vita di Luigi Capeto e Maria Antonietta, oltre a quelle di Robespierre, Danton e Saint-Just.
La piramide di vetro che funge da ingresso al Museo del Louvre è stata costruita dall'architetto statunitense di origine cinese Ieoh Ming Pei tra il 1984 e il 1988. Come i modelli a cui è ispirata, anche questa possiede un edificio satellite. Interamente realizzata in vetro e acciaio, è alta 21,5 metri, mentre la base quadrata misura 35,50 metri di lato. Da notare che le proporzioni sono le stesse della piramide di Cheope; in scala naturalmente. La sua costruzione fu concepita nell'ambito del progetto "Grand Louvre" e risponde a un assetto urbanistico che vede allinearsi su un unico "asse storico" i più celebri monumenti parigini: oltre al Louvre e alla sua piramide, l'Arco di trionfo del Carrousel, place de la Concorde con l'obelisco di Luxor, l'ampio viale degli Champs-Elyées, l'Arco di trionfo di place de l'Etoile, il Grand Arche e le torri della Deéfense. Il profilo moderno della piramide di Pei, si integra benissimo con gli edifici più antichi, a differenza della costruzione in vetri che Richard Meier ha progettato per il Museo dell'Ara Pacis a Roma, dove la struttura moderna entra in aperto conflitto con le facciate barocche delle chiese di San Rocco all'Augusteo e San Girolamo dei Croati. Tuttavia, la piramide di vetro, non è l'unico monumento d'ispirazione egizia che si trova nei paraggi: passeggiando tra i giardini delle Tuileries, infatti, si possono scoprire due sfingi maestose. La prima si trova di fronte al Louvre e, sebbene assomigli nei tratti a una sfinge greca, tradisce nella forma della testa l'influenza egizia. La seconda scultura invece, si trova di fronte a un grande bacino artificiale.
Dopo l'obelisco e la piramide, place du Chatelet è il luogo di Parigi a più alta concentrazione di simboli legati all'antico Egitto. Al centro della piazza, spicca una sontuosa fontana del 1808, ricca di riferimenti alla civiltà del Nilo: è sormontata da una colonna in stile egizio, a forma di palma e decorata con scene ispirate alla vittoria di Napoleone (a cominciare da quella riportata nella battaglia delle piramidi). La base della fontana è circondata da quattro sfingi: questo tipo di decorazione, agli occhi degli uomini del XVIII secolo, riassumeva perfettamente lo spirito della civiltà egizia, poiché in essa si fondevano mistero, forza e sobrietà.
Anche nella zona della Sorbona si possono trovare diverse tracce della civiltà egizia, in particolare all'interno del Collège de France, il cui cortile ospita una piccola meraviglia: la statua di un colosso. Ai suoi piedi, curiosamente, vi sono i resti di una testa di faraone, simile a quella che si può ammirare nel Ramesseum. Un po' più in là, sulla rue de Sèvres, si trovano due importanti reperti che spesso passano inosservati agli stessi parigini, così come mi hanno dato modo di capire i miei compagni di studi. Si tratta, innanzitutto, di una bellissima fontana (una delle poche del Primo Impero che siano giunte fino a noi), composta di due elementi: da un lato una cornice che riprende la forma del naos di un tempio egizio, dall'altro una grande statua in stile egizio. Purtroppo, alcune parti di questo monumento stanno andando incontro a un prematuro degrado.
Fin dagli esordi della storia del cinema, e soprattutto durante l'età d'oro negli anni 1920-1950, l'antico Egitto ha offerto inesauribili spunti per storie e ambientazioni esotiche, come quelle che hanno reso celebri cineasti del calibro di Cecil B. de Mille. Il paese dei faraoni, divenne simbolo d'evasione, associato ad atmosfere di sogno e pericolo al tempo stesso. Persino i proprietari delle sale cinematografiche, quindi, sceglievano di ispirarsi allo stile egizio per lo stile architettonico e per gli arredi. Le facciate dei cinema, infatti, servivano anche da insegne, ed erano in grado di attirare gli spettatori con il fascino delle loro colonne e degli stucchi dorati. A Parigi c'è ancora un cinema che presenta tracce di questo splendore ormai appartenente al passato: è le Louxor, che si trova al n°170 di boulevard de Magenta, costruito nel 1921, è raggiungibile con la metro, linee 2 e 4, fermata Barbès-Rochechouart. Oggi è prevalentemente chiuso, ma rimane una tappa obbligata per i cinefili; classificato come monumento storico per salvaguardarlo da un degrado irrimediabile, ospita saltuariamente ancora degli eventi.
Gli interni sono stati rimaneggiati nel corso degli anni, ma la facciate è sempre rimasta la stessa: ancora oggi s'intravede il mosaico dorato, ispirato ai fregi egizi, che ricopre la parte superiore del cornicione. L'edificio fu progettato dagli architetti Ripey e Tiberi, e fu quest'ultimo a firmare le splendide decorazioni in cui lo stile egizio si fondeva perfettamente con l'Art Déco. Purtroppo, gran parte degli interni si è deteriorata col tempo, ma non è detto che l'edificio non torni al suo antico splendore: le autorità parigine lo hanno acquistato qualche tempo fa con l'intenzione di farne un Museo della cultura mediterranea.
Alla diffusione dello stile egizio nell'architettura parigina alla fine del XVIII secolo contribuì anche la corrente massonica. Molti furono, di fatto, i simboli dell'antica civiltà ripresi dalla massoneria. Si pensi, per esempio, alla piramide parco Monceau: fu in questo spazio che il massone Louis-Philippe d'Orléans, il futuro Philippe Égalité, decise di farsi costruire un'elegante residenza; la progettazione del parco fu affidata al pittore Louis Carogis detto Carmontelle, mentre l'architetto Poyet lo decorò con monumenti, rovine, colonne e piccoli edifici di cui uno, appunto, a forma piramidale. Il parco comprendeva anche una "Valle delle tombe" e una costruzione, di cui oggi non rimane nulla, che fungeva da tempio. Simboli massonici di derivazione egizia si trovano anche nel Monumento ai Diritti dell'uomo, inaugurato nel 1989, bicentenario della Rivoluzione francese, nel cuore dei Champ-de-Mars, vicino alla torre Eiffel. L'opera dell'architetto Ivan Theimer si ispira ai templi dell'antico Egitto: all'attenzione del visitatore non sfuggiranno certamente il triangolo della facciata ovest e i piloni di bronzo ricoperti da una grande quantità di segni e simboli, oltre che da citazione della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino.
Per il turista forse può trattarsi di una sorpresa inaspettata, ma anche il celebre cimitero di Pèere-Lachaise è ricco di simboli e riferimenti all'antico Egitto. Si tratta, anzi, del luogo di Parigi in cui questo tipo di decorazioni sono più abbondanti. Come abbiamo visto, dopo
la campagna d'Egitto di Napoleone, la Francia visse un periodo di vera e propria infatuazione per l'antico Egitto, che si manifestò in campo letterario come nell'arte e nell'architettura. Anche l'arte funeraria fu influenzata dai nuovi gusti: tra i viali di Père-Lachaise, infatti, non è difficile incontrare le numerose piramidi che decorano le tombe dei personaggi illustri. Ricordiamo per esempio, quella del generale Hugo, padre del celeberrimo scrittore, o quella del famoso chirurgo Dominique Larrey, il cui nome è strettamente legato a Bonaparte: fu, infatti, a capo dei servizi sanitari dell'Esercito d'Oriente. Altre tombe presentano una decorazione simbolica costituita da un sole alato circondato da due cobra, è il caso, per esempio del tempietto che fune da sepolcro del matematico Gaspard Monge, il padre della geometria descrittiva: egli fu tra i partecipanti alla spedizione in Egitto, e questo gli permise di studiare e spiegare per primo il fenomeno dei miraggi. Riferimenti alle leggende e alle supersitioni legate all'antico Egitto si ritrovano sulle sepolture di celebri medium e alchimisti come Caron; ma molte altre sono le tombe che riflettono il fascino esercitato sui francesi dai misteri e dalla magia dell'antico Egitto. Nel cimitero si trovano anche diversi obelischi degni di nota, tra gli altri, quelli delle tombe dell'ingegnere nautico Le Bas (incaricato del trasporto nella capitale francese dell'obelisco di Luxor) e quello della tomba di Jean-François Champollion . Il famoso egittologo è presente anche a Versailles, infatti è raffigurato in uno dei busti dei grandi di Francia che allestiscono il corridoio d'uscita dal castello francese.