Abydos, la necropoli di This, si trova fra Assiut e Luxor, nell’Alto Egitto. La planimetria dell’abitato di This non è stato ancora chiaramente definita. Gli strati più antichi risalgono al Protodinastico, ma durante i secoli successivi la città conobbe una rapida espansione. A questo periodo risale la costruzione di due cinte murarie: quella del tempio consacrato alla divinità locale Khentymentiu, signore dei morti, e quella rettangolare in mattoni crudi che racchiude il centro abitato. Il prestigio di Abydos come centro religioso fu notevole. Secondo la tradizione, in questa località, si trovava la tomba del dio Osiride: essa pertanto ritenuta uno dei centri di culto più importanti del Paese. Durante la V e la VI Dinastia, Khentymentiu venne infatti identificato con il dio Osiride, la cui personalità andò costantemente affermandosi sino a quando cancellò quella del suo predecessore. Il pellegrinaggio ad Abydos divenne un rito importantissimo e le grandi cerimonie che vi si svolgevano erano considerate tra le principali dell’Egitto.
La madre dei vasi
Le tombe dei sovrani della I Dinastia si trovavano in una zona della necropoli oggi chiamata Umm el-Qaab (che significa “madre dei vasi”, dal gran numero di ceramiche qui rinvenute). Esse erano relativamente varie sia per forma che per dimensioni; la più ampia copriva una superficie di circa 340 mq. Stando alla ricostruzione fornita dall'archeologo Inglese Friends Petrie, che scavò la necropoli fra il 1899 e il 1901, esse consistevano di camere scavate nel terreno e rivestite in mattoni crudi che servivano da supporto a un intelaiatura di pannelli in legno. All'epoca, le sovrastrutture delle tombe erano ormai distrutte; pare tuttavia che ognuna di esse fosse ricoperta da un basso tumulo di sabbia o ghiaia circondato da un muro di cinta di mattoni. Qui erano inoltre erette due stele in pietra recanti il “nome di Horus” del sovrano defunto. Oltre a questa stele i reperti ritrovati da Petrie includevano una serie di piccoli oggetti: frammenti di recipienti in pietra e di mobili, sigilli in argilla e piastrine in avorio o ebano.
I sigilli e le piastrine, oltre ad essere le più antiche iscrizioni che ci giungono dall'Egitto Dinastico, sono di importanza storica fondamentale, in quanto recano i nomi di alcuni sovrani regnanti e di diversi funzionari a loro contemporanei. Tutto questo materiale era stato gettato e disperso dagli archeologi francesi che avevano scavato nell'area tra il 1895 e il 1896, e che avevano deliberatamente distrutto la maggior parte degli oggetti trovati per aumentare il valore commerciale delle poche opere selezionate.
Grazie ad uno studio dei sigilli e delle steli, Petrie riuscì a stabilire il nome del proprietario di quasi tutte le tombe. Egli fu poi in grado di proporre una valida successione cronologica delle tombe e, di conseguenza, dei loro Re. Nelle tombe, comunque, non vi era nessuna traccia di resti umani, il che venne spiegato come il risultato di saccheggi sin dall’antichità e dall’attività di animali predatori. Petrie trovò solo il braccio di una mummia, la maggior parte degli oggetti rinvenuti si trovano oggi custoditi al Museo del Cairo, mentre quelli ritrovati dagli archeologi francesi furono venduti all’asta e finirono nelle collezioni di antichità Egizie del Louvre e soprattutto del Museo di Berlino.
Il braccio della mummia
Le tombe di Abydos presentano alcune differenze a seconda del periodo al quale risalgono. Le più antiche, per esempio, erano formate da una o più stanze, mentre le più tarde consistevano in una sala centrale circondata da magazzini. Per ragioni a noi ignote, la tomba di Djer, successore di Aha, fu in seguito considerata la tomba del dio Osiride. La sua importanza come centro di culto è testimoniata dal fatto che intorno a essa furono trovati vasi votivi deposti millecinquecento anni dopo. In questa tomba, Petrie trovò un braccio mummificato. L’archeologo ritenne che appartenesse alla sposa di Djer, poiché era adorno attorno al polso di braccialetti in oro, turchese, perline di ametista e amuleti. Tuttavia, è mia opinione, che non si può escludere che esso fosse invece il braccio del Re. L’arto era avvolto in parecchi strati di stoffa di lino e rappresenta il più antico esempio, datato con certezza, di una tecnica che potremmo definire “raffinata” di mummificazione in Egitto. Sfortunatamente, l’allora curatore del Museo del Cairo, E. Brugsch, conservò i braccialetti ma gettò via il braccio, ritenendolo del tutto privo di importanza dal punto di vista storico.
Tombe di pietra
A partire dal regno i Den si inaugurò l’uso di far precedere la sala sepolcrale da uno scalone intagliato nella roccia. Inoltre, nella tomba di questo sovrano, la sala sepolcrale era pavimentata con blocchi di granito provenienti da Assuan: è questo il primo esempio noto di impiego della pietra nella costruzione delle tombe, fino a quel tempo realizzate esclusivamente in mattoni. Nel complesso, queste tombe avevano dimensiono modeste, ed erano collocate l’una vicino all'altra. A questo proposito, vale la pena di sottolineare che la necropoli di Abydos risale ad un periodo precedente alla I Dinastia e forse ospitava le tombe dei Re predinastici. Pertanto è possibile che i Re della I Dinastia stimassero Umm el-Qaab come un sito particolarmente sacro, in quanto luogo di sepoltura degli antenati.
Le mura di Khasekhemwy
Vicino alle coltivazioni, appena dietro il sito dell’antica città di This, ciascuno dei sovrani che vi furono sepolti eresse una cinta in mattoni crudi, a pianta rettangolare, al cui interno sorgevano forse edifici dedicati a cerimonie funebri in onore del sovrano defunto. Le cinte murarie in migliore stato di conservazione sono quelle fatte costruire dagli ultimi due Re della II Dinastia e in particolare la Shunet El-Zebib, appartenuta a Khasekhemwy. Si tratta di una massiccia cinta in mattoni che sorge nel deserto e può essere ritenuta una sorta di antenata del recinto della piramide a gradoni di Djoser a Saqqara.
La Shunet El-Zebib misura 122 x 65 metri all'esterno ed è circondata da un doppio muro in mattoni crudi. Quello interno, tuttora conservato per un altezza di circa 11 metri, è spesso 5,5 metri. Le superfici esterne di questo muro vennero decorate con delle nicchie al fine di rendere un effetto a pannelli. La facciata a pannelli sul lato di fronte alle coltivazioni era inoltre enfatizzata dall'inserzione, a intervalli regolari, di una profonda nicchia. L’interno della Shunet El-Zebib era completamente vuoto, eccetto per un edificio eretto vicino all'angolo est, che conteneva un insieme di camere dove erano conservate alcune giare in ceramica. Le facce esterne di questo edificio erano decorate con lo stesso stile a pannelli del grande muro di cinta.
Tutte le cinte erette dai sovrani di Abydos, così come le tombe regie, erano circondate da sepolture più modeste. Le steli funerarie qui rinvenute indicano che i proprietari di queste camere sussidiarie erano membri del seguito del sovrano: donne dell’harem regale, funzionari di Palazzo di secondo rango, ma anche nani di corte e artigiani. In alcune di esse erano sepolti dei cani, presumibilmente i prediletti del sovrano quando costui era in vita. Sembra certa che alcuni di questi personaggi morirono poco prima che la tomba reale venisse definitivamente chiusa. Ciò potrebbe essere inteso come una prova a favore dell’ipotesi che essi venissero uccisi nel momento della morte del sovrano affinché continuassero a servirlo nell'aldilà. Se questa usanza era veramente praticata, essa raggiunse il suo apice durante il regno di Djer, il quale fu sepolto ad Abydos con tutto il suo seguito, composto da quasi seicento persone. Tuttavia, occorre sottolineare che non esiste nessuna prova definitiva a riguardo. Che i cortigiani fossero seppelliti assieme al sovrano non significa necessariamente che essi furono costretti a seguire il loro signore nell'oltretomba. E’ anche possibile, infatti, che durante la I Dinastia fosse stata inaugurata un usanza che avrebbe trovato piena espressione nelle necropoli delle epoche successive e che vedeva le tombe dei sovrani legate strettamente a quelle dei loro subordinati. Tuttavia, non esistono indizi che suggeriscano che i membri della famiglia reale o i funzionari di alto rango venissero sepolti ad Abydos. Ad esempio, fa eccezione Merneith, “l’amata da Neith”, che tuttavia fu forse una regina regnate. Diversamente dai loro predecessori, alcuni sovrani della II Dinastia si fecero seppellire a Saqqara. Non di meno, come già detto, Peribsen e Khasekhemwy tornarono a far costruire le loro tombe ad Abydos, forse per sottolineare l’autonomia del sud dell’Egitto da quella del nord, o forse a causa di disordini che si verificarono in Egitto verso la fine della II Dinastia. Va notato che in questa località il Re Khasekhemwy adottò la pietra da taglio per erigere le pareti della camera centrale della sua tomba: è questo, forse, il più antico esempio dell’utilizzo di pietre squadrate e disposte in file regolari conosciuto in Egitto e probabilmente nel mondo.
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