Resa fertile dal Nilo, la terra d’Egitto permetteva di coltivare diversi tipi di piante: tra queste, il lino occupava un posto speciale, poiché serviva a realizzare gli abiti indossati dall'intero Paese. Non molte notizie, invece, si hanno sulla coltivazione del cotone.
Lungo le rive del Nilo, gli egizi coltivavano diversi tipi di piante tessili, dedicando particolari cure a quelle di lino. Fin dalla più remota antichità, infatti, gli uomini avevano appreso l’arte di sfruttare le fibre ricavate dai fusti del Linum usitatissimum, una pianta della famiglia delle Linacee. Gli esemplari più antichi di stoffe di lino risalgono al sesto millennio prima di Cristo, e sono stati ritrovati nell'odierna Turchia. Quanto all'antico Egitto, i suoi tessuti di lino erano rinomati in tutto il mondo antico. Non a caso, oggi è disponibile una ricca documentazione riguardo a questa cultura. Lo stesso, purtroppo, non si può dire circa la coltivazione del cotone, sulle cui origini gli archeologi continuano ad avere conoscenze piuttosto lacunose. Considerata la scarsità di piogge che caratterizza ancora oggi il clima egiziano, la coltivazione di questa pianta così bisognosa d’acqua doveva richiedere un sistema di irrigazione molto fitto. Eppure, le informazioni a riguardo sono scarse, è presumibile, comunque, che gli egizi conoscessero il cotone da molto tempo, o perché ne coltivavano alcune varietà locali, oppure perché se lo procuravano per mezzo degli scambi commerciali con i paesi al di là del Mar Rosso. Nel secondo secolo dell’era cristiana, Giulio Polluce, precettore dell’imperatore Commodo e originario dell’Egitto, ricordava di aver visto nel suo paese natale alcune coltivazioni di cotone: nel suo trattato Onomastikon, infatti, raccontava di un albero sul quale “nasce frutto che sembra una noce con tre fessure; una volta seccato, se ne ricava una lana che viene filata e usata per tessere una trama”.
Il re dei tessuti
Quella del lino è una pianta annuale, ha dei fiori azzurri ed è molto alta e sottile. Per giungere alla piena maturazione, ha bisogno di circa tre mesi: quando i fiori cominciano ad appassire e compaiono delle infruttescenze, è il momento del raccolto. Nell'antichità, i contadini effettuavano questo lavoro a mano: non tagliavano i fusti, ma li strappavano dal terreno, li scrollavano per liberarli dalla terra e poi li raccoglievano in fasci, che venivano legati con altri fusti. Il lino così preparato veniva portato in spazi appositi, dai contadini incaricati di battere il raccolto. Quando le piante erano ben secche, si toglievano le infiorescenze, a mano o con l’aiuto di una lunga tavola munita di denti e chiamata appunto “pettine”. A quel punto, il lavoro nei campi era terminato: le fibre erano pronte per essere filate.
Un’attività tipicamente femminile
Testi e bassorilievi dell’epoca testimoniano che la filatura e la tessitura del lino erano attività tipicamente femminili. In alcun raffigurazioni, si riconoscono anche degli uomini impegnati a lavorare su telai verticali, forse più pesanti e più difficili da manovrare, ma a far funzionare i telai orizzontali erano le donne. Numerose fonti, inoltre, confermano che le grandi proprietà e i palazzi più importanti possedevano i propri laboratori di filatura e tessitura, destinati a realizzare le stoffe necessarie alle famiglie benestanti. È probabile che nei laboratori lavorassero decine di persone, il più delle volte donne, specializzate in questo genere di manifattura.
Un intero paese vestito di lino
Si può ben dire che nell'antico Egitto il lino fosse il re dei tessuti. Da prima del 3.000 a.C., infatti, gli abitanti di questo Paese dal clima così ostile presero ad indossare abiti leggerissimi. Il lino si prestava perfettamente a questa esigenza: lo indossavano tutti, uomini e donne, dai più poveri ai più ricchi, fino al Faraone. Ovviamente, a seconda delle classi sociali, vi erano grandi differenze nella fattura e nello stile degli abiti. Alcune immagini risalenti all'epoca predinastica mostrano uomini seminudi: indossano solo una cintura intorno alla vita, da cui pende un pezzo di tessuto che copre gli organi genitali, oppure un gonnellino di fibre vegetali. A cominciare dal Nuovo Regno, le persone di più alto rango cominciarono a indossare eleganti tuniche, lunghe fino alle caviglie.
Le bende dell mummie
Gli egizi utilizzavano il lino anche per ricavare le strisce di tessuto in cui avvolgevano le mummie: sono innumerevoli i corpi ancora bendati che gli archeologi hanno riesumato dalle antiche sepolture. Un’antica leggenda racconta che a inventare le bende di lino fu la dea Iside, per avvolgere il corpo di Osiride, suo fratello e sposo. Secondo gli egizi, questa fibra aveva un carattere sacro e origini divine: del resto, si trattava del tessuto più antico. Il suo colore immacolato inoltre, ne fece un simbolo di purezza, era infatti l’unico tipo di tessuto che poteva essere introdotto in un tempio.
La coltura del cotone
Rinomato ancora oggi, il cotone egiziano ha fibre lunghe, robuste e lisce. La coltivazione del cotone richiede tempi di vegetazione e maturazione molto lunghi, tanto sole e acqua abbondante durante il periodo di crescita, e un clima secco durante il raccolto. L’Egitto, dunque, offriva e offre ancora oggi condizioni ideali per questa coltura.