Il concetto di arte nell'antico Egitto è molto diverso da quello che abbiamo noi oggi, quasi estraneo, poiché ogni elemento aveva uno scopo e una funzione precisa.
Le statue che oggi ammiriamo nei musei provengono da templi a cui solo i sacerdoti potevano accedere, o da tombe inaccessibili ai vivi; il loro scopo dunque non era estetico, ma evocativo e magico e per qualcuno che ha un occhio diverso dall'uomo, la divinità.
Le tecniche di pittura e dei bassorilievi sono rimasti più o meno costanti nei secoli, nonostante un occhio esperto riesce a cogliere le differenze tra una raffigurazione dell'Antico Regno e una del Nuovo Regno, nel primo, il bassorilievo è massiccio, esprime potenza e resistenza, concetto che sarà poi estremizzato durante il Medio Regno; nel secondo la figura umana subì un cambiamento, diventò esile ed elegante. Naturalmente durante il Nuovo Regno ci fu lo scisma amarniano che soprattutto nell'arte ci ha lasciato reperti di una bellezza enigmatica. Con il periodo tardo, la pittura perse di valore e le raffigurazioni divennero di scarsa qualità e meno precise.
Quindi tiranno le somme, gli egizi non concepivano l'arte in quanto qualcosa che deve essere visto e ammirato, ma come qualcosa che deve comunicare un concetto o un essenza, ed è per questo che dipingevano la testa di profilo, le spalle dal davanti, braccia, gambe e tronco a tre quarti, per comunicare l'essenza della figura umana a coloro che dovevano ricevere il messaggio, cioè gli dei.
Inoltre gli egizi erano abbastanza xenofobi, anche se l'ospite straniero era tenuto in grande considerazione, la loro cultura non fu mai mutata con cambiamenti importanti, acquistarono nuovi dei venuti dai paesi vicini, ma sostanzialmente non ritennero mai di dover imparare a cambiare.
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