mercoledì 20 aprile 2011
Le droghe nell'Antico Egitto
In Egitto, la maggior parte delle droghe veniva estratta dalle piante, alberi compresi. Testi su papiro parlano delle droghe ricavate dal papavero, dalla mandragola o dalla cannabis; non tutte le piante però erano locali, come il papavero (Papaver somniferum) coltivato a Cipro e Micene. L'oppio estratto da questa pianta era un rimedio abituale per calmare il pianto dei bambini. La parola shepen (oppio) la troviamo scritta nel Papiro Ebers e poi (mai più citata fino al II secolo della nostra era) in una lista di 200 droghe del Pepiro Vindob. La cannabis, shenshenet in egizio, rimase in uso anche dopo i tempi faraonici. Benché nei papiri non sia molto chiaro a che servisse, si sa che veniva usata come medicamento e somministrata per via orale, rettale, vaginale e anche applicata sugli occhi e talvolta usata per i suffumigi. La mandragola era chiamata rermet dagli egizi, per quanto nei papiri di Londra e Leida, del III secolo, si legga la parola mantraguru in demotico. Essa veniva raffigurata piuttosto spesso nel corso dell'epoca amerniana. La radice della mandragola, ricca come è di alcaloidi, veniva utilizzata comunemente come sonnifero. Quanto al loto, e precisamente le Nymphaea, di cui si faceva uso, si sa che esso contiene quattro narcotici alcaloidi, concentrati nel fiore e nel rizoma. A volte, si mettevano a macerare i fiori del loto nel vino, oppure si aggiungeva un estratto di succo di fiori del vino. Tuttavia, annusare i fiori non provocava nessuno effetto (sopra). Secondo il Papiro Ebers, i fiori di loto costituivano un ottimo rimedio per ''trattare il fegato'', ''per un'ostruzione nel lato destro della pancia'', e insieme ad altri 15 ingredienti, tra i quali la birra, servivano anche ''per trascorrere la notte'' prima di ubriacarsi. Infine alcuni alberi hanno sostanze che possono essere impiegate come droghe, non sono comunque del tutto noti i componenti delle salicee che si usavano in Egitto. Secondo il Papiro Ebers, talune parti, peraltro non identificate, del salice piangente, tkheret in egizio, erano raccomandate a quel tempo per uso interno come analgesico.
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