Figlio della feroce Sekhmet, Mahes (o Mehes) era una delle pochissime
divinità maschili dall'aspetto leonino. Dalla madre aveva ereditato il
carattere indomito e irascibile: il suo nome, del resto, significa proprio “il
feroce leone”. Le immagini di Mahes giunte fino a noi sono molto poche: davvero
rarissimi sono i dipinti che ritraggono questa divinità, e lo stesso si può
dire dei bassorilievi. Più numerosi, in compenso, sono gli amuleti di bronzo o
di ceramica invetriata recanti l’effigie del dio, realizzati per lo più in
Epoca Tarda. Queste raffigurazioni sono abbastanza diverse tra loro e sembrano
ispirate a criteri iconografici eterogenei. Tutto questo fa sì che, in
definitiva, la figura di Mahes sia oggi poco conosciuta. Tuttavia è noto che
nell'antico Egitto i leoni erano oggetto di una profonda venerazione: non di
rado, in alcuni templi, questi animali venivano nutriti al suono di musica
sacra.
Le sue raffigurazioni
Le rappresentazioni più semplici di Mahes consistono nell'immagine
di un leone che cammina, con il corpo visto di profilo e la testa rivolta verso
l’osservatore, in posizione frontale. Un soprammobile di bronzo ritrovato a
Leontopoli, oggi conservato al Brooklyn Museum of Art di New York, ritrae il
dio proprio in questo modo. In altri casi, Mahes presenta solamente la testa di
un leone su un corpo umano: sempre raffigurato nell'atto di camminare, il dio
porta sul capo un disco solare (che lo pone in relazione con Ra) oppure la
corona atef (per associazione con Osiride). A epoche successive risalgono
alcuni effigi di Mahes con lo pschent, la doppia corona dell’Alto e del Basso
Egitto: sui bassorilievi del tempio nubiano di Debod, per esempio, si trovano
tre immagini di questo tipo, con il dio che viene venerato dal faraone.
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