mercoledì 22 ottobre 2014

Le oche di Meidum

Anche nell'antichità, molte specie di uccelli migratori svernavano in Egitto. Il fregio di Meidum ne è una delle più celebri testimonianze. Conservato nella sala XXXII del Museo Egizio del Cairo, proviene dalla mastaba di Nefermaat e Atet, costruita a Meidum all'inizio della IV dinastia, durante il regno di Snefru.


Sei oche in un campo, divise in due gruppi di tre che si rivolgono la schiena: i volatili alle due estremità si stanno cibando, gli altri quattro passeggiano sulla riva del Nilo. Questo affresco fu scoperto nel 1871 da Auguste Mariette. Adornava i muri della mastaba (una tomba dalla forma di un grosso blocco di pietra) di una coppia di principi dell'inizio dell'Antico Regno. Oggi esposto al Museo del Cairo, è uno degli esempi più sorprendenti delle doti artistiche degli antichi egizi. Purtroppo si tratta solo di un frammento, largo 172 cm e alto 27. In origine si inseriva in una scena più ampia, che mostrava i figli di Atet a caccia di uccelli sul fiume, pullulante di selvaggina. Il tempo non ha conservato che questo gruppo di oche che beccano dei chicchi di grano sugli argini del fiume dopo l'abbassamento delle acque.

Messaggere degli dei
Nell'antichità, le oche erano considerate messaggere divine tra il cielo e la terra: il loro ritorno periodico annunciava la stagione delle piene, il nuovo "dono del Nilo" dopo la siccità. L'oca è un animale che si incontra spesso in Egitto: veniva addomesticato e spesso la si trovava nella cinta dei templi; sulle pareti di una cappella funeraria le oche assicuravano al defunto protezione contro le forze del male. Non si trattava, dunque, solamente di raffigurare delle scene commemorative della vita terrena del defunto, ma di permettergli di condurre, anche nell'altro mondo, una vita simile a quella terrena. 

Decoro funebre ed esercizio di stile
Gli affreschi funerari non erano destinati ai viventi: gli egizi credevano al valore magico della pittura. Una volta terminata l'opera, si procedeva a una cerimonia rituale che permetteva alla scena di animarsi di vita eterna. Il muro della mastaba di Meidum porta questa iscrizione: "Ha fatto eseguire queste immagini con un tratto indistruttibile". 
L'artista ha prima scavato dei bassorilievi profondi, poi li ha riempiti con della pasta colorata, per rendere l'aspetto variopinto e cangiante delle piume. I ciuffi d'erba disseminati tra gli uccelli sono dipinti direttamente sul muro. La precisione dei dettagli del piumaggio e i colori di ogni uccello hanno permesso agli egittologi di identificare le diverse specie che l'antico Egitto conosceva. Gli artisti dell'Antico Regno danno prova di uno spiccato senso d'osservazione naturalistica e di grande virtuosismo nell'esecuzione. 
La pittura egizia ignorava la prospettiva e le figure umane erano disegnate seguendo una concezione: viste frontalmente nella parte alta del corpo, di tre quarti il torso e di profilo per quanto riguarda le gambe e il viso. Così, per mostrare che due oche comminano affiancate, l'artista le ha leggermente sfalsate: una cammina dietro l'altra, ma la seconda è in parte nascosta dal corpo di quella vicina. 



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