Il Medio Regno fu sicuramente un età importantissima e quest'epoca dell'oro fu a sua volta dominata da una prestigiosa dinastia, la XII, all'interno della quale si distinsero brillanti sovrani come Sesostri I e Sesostri III.
L'importanza di questa dinastia nella storia dell'antico Egitto è stata pienamente riconosciuta solo in tempi recenti. A lungo, infatti, sovrani del calibro di Seostri I e Sesostri III sono stati confusi con Ramses II e Ramses III. In un dizionario enciclopedico dell'inizio del XXsecolo, la voce dedicata ai Sesostri si concludeva con queste parole: "In realtà, il Sesostri citata da Erodoto altri non era che Ramses II". Su quest'ultimo, nella stessa opera si legge: "(Ramses II) fu venerato come un dio in Egitto e in Nubia, e attorno alla sua figura si creò tutta una leggenda che i greci ci hanno trasmesso in due versioni: una tebana secondo la quale il suo nome era Osymandyas; l'altra menfita, secondo cui questo re si chiamava Sesostri".
Gli storici moderni sono meno propensi ad attribuire particolari responsabilità ad Erodoto, che in passato ha già ricevuto sufficienti critiche. Spesso, peraltro, non si è considerato che lo storico greco fece tutto quello che era nelle sue possibilità, visiti i mezzi che aveva a disposizione. Si può immaginare, infatti, quanto sia stato difficile per lui ricostruire tre millenni di storia sulla base di testimonianze per lo più orali Le incertezze che ancora oggi gravano su alcuni avvenimenti relativi al nostro Medioevo, per fare un esempio improprio, dovrebbero farci riflettere e ispirarci una maggiore indulgenza verso gli "errori" degli antichi storici. Nella fattispecie, la confusione generata da Erodoto derivò semplicemente da un'errata traslitterazione dei nomi dall'egizio al greco.
Una pietra miliare nella storia egizia
Fatte queste premesse, bisogna ammettere che lo scarto temporale tra l'epoca in cui vissero i Sesostri e quella in cui regnarono i Ramses è notevole. Nella cronologia egizia, infatti, la XII dinastia si colloca all''incirca tra il 1995 e il 1800 a.C., mentre la XIX e la XX dominarono il paese verso il 1200 a.C.
A ogni modo, il tempo e gli studi archeologici hanno permesso agli storici di ristabilire l'esatta sequenza degli avvenimenti e di attribuire alla XII dinastia l'importanza che essa merita. Si fatto, i Sesostri furono i sovrani più importanti di tutto il periodo denominato Medio regno. Quest'ultimo durò circa tre secoli (dal 2150 al 1800 a.C.) e lasciando da parte le singole campagne espansionistiche o di preservazione del territorio, fu caratterizzato da un clima di pace, armonia e sviluppo culturale: corrispose, dunque, a una di quelle fasi di equilibrio che raramente ricorrono nella storia, sia in quella del'antichità sia in quella moderna o contemporanea. Per comprendere ancora meglio lo splendore di questa età dell'oro, bisogna oltretutto considerare che essa seguì a una parentesi particolarmente oscura, in cui l'esistenza stessa di una delle civiltà più evolute del mondo antico era stata messa in pericolo: il cosiddetto "Primo Periodo Intermedio", che aveva posto termine, a sua volta,, al glorioso Antico Regno.
Il precario equilibrio che contraddistinse il Primo Periodo Intermedio era il risultato di una effettiva decadenza del potere faraonico, paralizzato da una crisi di successione e ormai incapace di imporre la propria autorità. Soffocato dalla rivalità tra le diverse fazioni che volevano prendere in mano le redini dello Stato, il potere centrale era in uno stato di impotenza: l'organizzazione del paese andava alla deriva, e presto si sarebbe creata una frattura tra l'Alto e il Basso Egitto.
Proprio quando le cose sembravano essere precipitate in modo definitivo, però, l'Egitto trovò la forza di risollevarsi. Grazie al faraone Montuhotep II, le due parti del paese furono riunificate e si ebbe un lento ritorno a una situazione di equilibrio. Il merito della ricostruzione dell'Egitto fu dunque dei sovrani della XI dinastia, i quali prepararono il terreno per a XII: con i Sesostri l'Egitto avrebbe finalmente colto i frutti del ritorno alla normalità.
Le virtù dei faraoni: diffidenza e accortezza
Prima di soffermarci sulla figura di Sesostri I, e per comprenderla meglio, è bene spendere qualche parola sul suo predecessore, vale a dire suo padre Amenemhat I. Questi fu il fondatore della XII dinastia: era un uomo saggio, accorto, energico e giusto, ispirato da un'alta considerazione dei sacri doveri di un sovrano. L'Egitto sul quale regnò aveva ritrovato la quiete e la stabilità, ma il faraone sapeva che tutto questo aveva un prezzo: per garantire la pace era necessaria la prosperità, e per ottenere quest'ultima bisognava intensificare i commerci e farli fruttare. Il sovrano, inoltre, era consapevole di quanto fosse importante saper mostrare la propria forza: era l'unico modo per far rispettare l'autorità dello Stato e per scoraggiare ogni tentativo di aggressione dall'esterno o di sedizione interna.Ben presto, quando il giovane Sesostri era solo un adolescente, Amenmhat volle iniziarlo al difficile ruolo di faraone. Non lesinando consigli e raccomandazioni, gli insegnò la saggezza e la generosità, sena trascurare la circospezione: soprattutto la cerchia dei cortigiani doveva essere sempre considerata con una certa diffidenza. Ciò che il re voleva evitare, al di sopra di tutto, era che il paese andasse di nuovo incontro a un periodo da incubo come quello appena superato, durante il quale l'Egitto aveva visto l'orlo del baratro. Dalle persone più anziane della corte, Amenmhat aveva sentito parlare innumerevoli volte di quei tempi maledetti in cui l'anarchia e il disordine avevano regnato incontratati, quando i banditi arrivavano fin dentro le città per derubare gli abitanti e i funzionari reali attingevano a piene mani dalle casse dello Stato.
La scelta del visir
Sempre seguendo i consigli paterni, Sesostri I selezionò con cura i suoi più stretti collaboratori: a cominciare dal visir, che rappresentava la seconda carica dello Stato dopo il faraone. A quanto sembra, la scelta del sovrano fu particolarmente felice: il visir Montuhotep era un uomo attento agli interessi del paese e avvezzo alle questioni si Stato, conosceva perfettamente i meccanismi del potere e fu un servitore scrupolo e intelligente, oltre che un ottimo consigliere. Con lui la gestione delle finanze divenne molto rigorosa: tutte le spese, persino quelle che riguardavano il re in persona, dovevano essere registrate da uno scriba e giustificate. Con misure di questo tipo il governo di Sesostri I riuscì a ristabilire tra i sudditi la fiducia nello Stato, favorendo il ritorno alla prosperità.
Montuhotep si dimostrò molto accorto anche nella nomina degli alti funzionari, scelti tra coloro che dimostravano di possedere le sue stesse doti: rettitudine, competenza e volontà di fa eseguire gli ordini del sovrano senza perdere mai di vista l'interesse pubblico.
Ben presto, Sesostri I poté ammirare i risultati di questa saggia condotta: il popolo lo venerava e lo osannava, celebrandolo come e più di un dio. A volte, la devozione che circondava la sua figura era più intesa di quella riservata ad alcune divinità locali, tanto che gli egizi vissero la sua morte come una grave perdita.
Frontiere più sicure
Il secondo grande sovrano della XII dinastia fu Sesostri III, pronipote di Sesostri I. Nel periodo che intercorse tra questi due regni si succedettero due faraoni, Amenemhat II e Sesostri II. Questi non brillarono in modo particolare ma, se non altro, ebbero il merito di non sciupare quanto di buono avevano fatto i primi due re della XII dinastia: quando toccò a Sesostri III salire al trono, l'Egitto era ancora un paese prospero, potente e rispettato.
Anche il nuovo sovrano capì l'importanza degli scambi commerciali. Durante il suo regno molte ricchezze affluirono in Egitto dal paese di Punt, verso il quale furono organizzate diverse spedizioni. Il re decise di concentrare la sua attenzione sulle miniere d'oro e di altri metalli preziosi: non solo sfruttandole appieno, ma garantendo la sicurezza dei trasporti dei materiali estratti. Questi infatti, dovevano attraversare deserti infestati da banditi, i quali attaccavano e derubavano le carovane. In Nubia, soprattutto, le razzie dei predatori terrorizzavano carovanieri e mercanti. Per proteggere le piste desertiche, Sesostri III fece costruire delle fortificazioni, dall'alto delle quali i militari potevano controllare che non vi fossero pericoli nei paraggi. Le stesse piazzeforti servivano anche da rifugio per le carovane che avevano necessità di sostare. Ben tredici fortificazioni furono costruite tra Elefantina e Semma, ognuna sormontata da una torre: questa permetteva di godere di una visuale amplissima e, dominando la valle del Nilo, simboleggiava la potenza del regno.
Artefice di grandi opere architettoniche e preoccupandosi di lasciare tracce del suo passaggio sul trono d'Egitto, Sesostri III fu uno dei faraoni più raffigurati dagli artisti dell'epoca. Si tratta, anzi, del sovrano di cui oggi conosciamo meglio volto. Una giusta ricompensa per un re che seppe portare il proprio popolo all'apice dello splendore.
Il precario equilibrio che contraddistinse il Primo Periodo Intermedio era il risultato di una effettiva decadenza del potere faraonico, paralizzato da una crisi di successione e ormai incapace di imporre la propria autorità. Soffocato dalla rivalità tra le diverse fazioni che volevano prendere in mano le redini dello Stato, il potere centrale era in uno stato di impotenza: l'organizzazione del paese andava alla deriva, e presto si sarebbe creata una frattura tra l'Alto e il Basso Egitto.
Proprio quando le cose sembravano essere precipitate in modo definitivo, però, l'Egitto trovò la forza di risollevarsi. Grazie al faraone Montuhotep II, le due parti del paese furono riunificate e si ebbe un lento ritorno a una situazione di equilibrio. Il merito della ricostruzione dell'Egitto fu dunque dei sovrani della XI dinastia, i quali prepararono il terreno per a XII: con i Sesostri l'Egitto avrebbe finalmente colto i frutti del ritorno alla normalità.
Le virtù dei faraoni: diffidenza e accortezza
Prima di soffermarci sulla figura di Sesostri I, e per comprenderla meglio, è bene spendere qualche parola sul suo predecessore, vale a dire suo padre Amenemhat I. Questi fu il fondatore della XII dinastia: era un uomo saggio, accorto, energico e giusto, ispirato da un'alta considerazione dei sacri doveri di un sovrano. L'Egitto sul quale regnò aveva ritrovato la quiete e la stabilità, ma il faraone sapeva che tutto questo aveva un prezzo: per garantire la pace era necessaria la prosperità, e per ottenere quest'ultima bisognava intensificare i commerci e farli fruttare. Il sovrano, inoltre, era consapevole di quanto fosse importante saper mostrare la propria forza: era l'unico modo per far rispettare l'autorità dello Stato e per scoraggiare ogni tentativo di aggressione dall'esterno o di sedizione interna.Ben presto, quando il giovane Sesostri era solo un adolescente, Amenmhat volle iniziarlo al difficile ruolo di faraone. Non lesinando consigli e raccomandazioni, gli insegnò la saggezza e la generosità, sena trascurare la circospezione: soprattutto la cerchia dei cortigiani doveva essere sempre considerata con una certa diffidenza. Ciò che il re voleva evitare, al di sopra di tutto, era che il paese andasse di nuovo incontro a un periodo da incubo come quello appena superato, durante il quale l'Egitto aveva visto l'orlo del baratro. Dalle persone più anziane della corte, Amenmhat aveva sentito parlare innumerevoli volte di quei tempi maledetti in cui l'anarchia e il disordine avevano regnato incontratati, quando i banditi arrivavano fin dentro le città per derubare gli abitanti e i funzionari reali attingevano a piene mani dalle casse dello Stato.
Il mestiere delle armi
Oltre a imparare a gestire gli affari di Stato, il giovane Sesostri coltivava insieme al padre anche l'interesse per le questioni militari: un faraone degno di questo nome doveva sapere tutto sul suo esercito, e in qualsiasi momento doveva essere in grado di prenderne la guida. Fu poi in Nubia e in Libia che Sesostri I ebbe modo di apprendere l'arte dell'alto comando. Una volta preso il posto di Amenemhat, Sesostri I ebbe subito modo di apprezzare i consigli paterni a proposito della circospezione da adottare a palazzo: appena salito al trono, il nuovo re dovette sventare un complotto ardito contro di lui dal suo stesso fratello. Forse, fu proprio questo episodio a spingere Sesostri I a trasferire la capitale del regno da Tebe a Lisht, nei pressi della regione del Fayum: qui il re si insediò circondandosi di brillanti cortigiani di sua scelta, tra i quali spiccava la sua grande sposa, la bellissima Snefru. La scelta di trasferirsi proprio a Lisht, nel Medio Egitto, non era casuale: Sesostri I, infatti, era intenzionato a rafforzare i legami tra il Sud e il Nord del paese. La vecchia capitale, comunque, non fu mai del tutto abbandonata: l'amministrazione della città fu affidata ad uno dei più fedeli dignitari, e il faraone non mancò di attirarsi i favori del già potentissimo clero di Amon, che continuò da Tebe ad esercitare la sua influenza su tutto il regno.La scelta del visir
Sempre seguendo i consigli paterni, Sesostri I selezionò con cura i suoi più stretti collaboratori: a cominciare dal visir, che rappresentava la seconda carica dello Stato dopo il faraone. A quanto sembra, la scelta del sovrano fu particolarmente felice: il visir Montuhotep era un uomo attento agli interessi del paese e avvezzo alle questioni si Stato, conosceva perfettamente i meccanismi del potere e fu un servitore scrupolo e intelligente, oltre che un ottimo consigliere. Con lui la gestione delle finanze divenne molto rigorosa: tutte le spese, persino quelle che riguardavano il re in persona, dovevano essere registrate da uno scriba e giustificate. Con misure di questo tipo il governo di Sesostri I riuscì a ristabilire tra i sudditi la fiducia nello Stato, favorendo il ritorno alla prosperità.
Montuhotep si dimostrò molto accorto anche nella nomina degli alti funzionari, scelti tra coloro che dimostravano di possedere le sue stesse doti: rettitudine, competenza e volontà di fa eseguire gli ordini del sovrano senza perdere mai di vista l'interesse pubblico.
Ben presto, Sesostri I poté ammirare i risultati di questa saggia condotta: il popolo lo venerava e lo osannava, celebrandolo come e più di un dio. A volte, la devozione che circondava la sua figura era più intesa di quella riservata ad alcune divinità locali, tanto che gli egizi vissero la sua morte come una grave perdita.
Frontiere più sicure
Il secondo grande sovrano della XII dinastia fu Sesostri III, pronipote di Sesostri I. Nel periodo che intercorse tra questi due regni si succedettero due faraoni, Amenemhat II e Sesostri II. Questi non brillarono in modo particolare ma, se non altro, ebbero il merito di non sciupare quanto di buono avevano fatto i primi due re della XII dinastia: quando toccò a Sesostri III salire al trono, l'Egitto era ancora un paese prospero, potente e rispettato.
Anche il nuovo sovrano capì l'importanza degli scambi commerciali. Durante il suo regno molte ricchezze affluirono in Egitto dal paese di Punt, verso il quale furono organizzate diverse spedizioni. Il re decise di concentrare la sua attenzione sulle miniere d'oro e di altri metalli preziosi: non solo sfruttandole appieno, ma garantendo la sicurezza dei trasporti dei materiali estratti. Questi infatti, dovevano attraversare deserti infestati da banditi, i quali attaccavano e derubavano le carovane. In Nubia, soprattutto, le razzie dei predatori terrorizzavano carovanieri e mercanti. Per proteggere le piste desertiche, Sesostri III fece costruire delle fortificazioni, dall'alto delle quali i militari potevano controllare che non vi fossero pericoli nei paraggi. Le stesse piazzeforti servivano anche da rifugio per le carovane che avevano necessità di sostare. Ben tredici fortificazioni furono costruite tra Elefantina e Semma, ognuna sormontata da una torre: questa permetteva di godere di una visuale amplissima e, dominando la valle del Nilo, simboleggiava la potenza del regno.
Artefice di grandi opere architettoniche e preoccupandosi di lasciare tracce del suo passaggio sul trono d'Egitto, Sesostri III fu uno dei faraoni più raffigurati dagli artisti dell'epoca. Si tratta, anzi, del sovrano di cui oggi conosciamo meglio volto. Una giusta ricompensa per un re che seppe portare il proprio popolo all'apice dello splendore.