giovedì 7 maggio 2015

I testi degli Ushabti

Quest'oggi affrontiamo un discorso che riguarda il mondo funerario egizio: cioè i testi geroglifici degli Ushabti, le statuette funerarie "rispondenti" (è questo il significato della parola "ushabti"), che venivano posti nelle tombe per rispondere al posto del defunto. 
Quando apparvero nel Medio Regno, di Ushabti ve n'era uno in ogni tomba, poi il senso della sostituzione cambia e la statuetta, che doveva sostituire fisicamente il defunto, diviene un servitore. Di conseguenza il numero salì sempre di più e alla fine, nelle tombe di chi poteva permettersi la spesa, gli Ushabti furono centinaia, sino a uno per ogni giorno dell'anno o più. Se si era in possesso di 365 Ushabti "operai", dovevano esserci anche i supervisori per le squadre (generalmente 10). Si dice che vi fossero più di 700 Ushabti nella tomba di Sethi I, e almeno 414 in quella di Tutankhamon. 

Di seguito l'inizio della formula geroglifica:


Dopo le generalità del defunto inizia la formula vera e propria dell'Ushabti, che era simile per tutti: essa in effetti era tratta dal Sesto Capitolo del Libro dei Morti. Ovviamente si trovano lievi variazioni a seconda delle epoche e dei laboratori artigianali dove venivano prodotte le statuette. Esse potevano esser prodotte in serie, come quelle di pasta vitrea, con la formula identica per tutte, in cui veniva cambiato il nome del defunto, oppure quelle - ovviamente più care - create per i più ricchi personaggi, in legno dipinto, pietre dure o, per i re, in materiali più preziosi.


Più sotto vedremo come continua la formula iscritta sugli Ushabti. Prima però vale la pena fornire qualche informazione sulle iscrizioni geroglifiche di queste statuine. Quelle che fornisco in questo post è la formula standard, generalmente iscritta in più linee orizzontali sul corpo degli Ushabti. Tuttavia sono comuni anche iscrizioni più brevi: esse si trovano generalmente sulle statuette dell'Epoca Tarda, fornite di pilastrino dorsale. È appunto su quest'ultimo che, in un'unica colonnina di testo si trova la breve frase "Risplenda l'Osiride X, figlio di Y", prima frase della formula che abbiamo già visto. A volte la formula si limita ai nomi: "L'Osiride X, figlio di Y". Ma vediamo invece come continua la formula standard, dopo aver ricordato che la prima parte della frase era: "O se questo Ushabti è chiamato..."


Di seguito riporto il resto della costruzione dei testi degli Ushabti, il problema è che queste strutture sono difficili da rendere in italiano, visto che la costruzione è più complessa. Tuttavia fornirò sia la traduzione letterale che l'interpretazione. 


Il senso della frase è dunque il seguente: per gli egizi nell'aldilà bisognava svolgere i lavori che avrebbero permesso il giusto trascorrere della vita eterna. Nel momento in cui il defunto, messo in nota per compiere i lavori che si devono compiere nell'oltretomba, fosse stato chiamato al suo posto, avrebbe dovuto rispondere l'Ushabti, assumendo per sé l'incarico come avrebbe farebbe ogni uomo ligio al proprio dovere, e assolvendo così alla propria funzione il defunto non sarebbe dunque stato costretto a compiere lavori faticosi. La frase si conclude con l'istruzione e l'esortazione alla giusta risposta per l'Ushabti: Tu, dì "eccomi".

Con queste ultime frasi concludiamo le formule degli Ushabti, ricordando però che si tratta della versione di base: oltre a piccole variazioni, si possono incontrare formule più lunghe, specie nei passaggi che riguardano la lista dei lavori da compiere o in ripetizioni della frase sulla risposta da dare quando il defunto messo in lista viene chiamato. Inoltre, nel caso di personaggi importanti, si trovano anche i titoli del defunto. Nell'ultima frase abbiamo visto l'esortazione del defunto verso il servitore a compiere dei lavori, qui vediamo di quali compiti dovesse assolvere. 


Questa frase accenna a quale fosse il lavoro principale del defunto e cioè "trasportare la sabbia da Occidente a Oriente e viceversa", questo trasporto della sabbia si riferisce al lavoro quotidiano dello svuotamento dei canali poiché essi fossero mantenuti puliti. Vi erano però altri lavori agricoli da svolgere nell'aldilà, elencati da formule più complete: "far crescere i campi", "far si che essi siano pieni di canali". Per questa ragione gli Ushabti erano spesso raffigurati con le braccia incrociate e le mani che tenevano la zappa (o due zappe) e la corda del cesto, che era raffigurato sulle spalle. Altri Ushabti possono tenere invece la piuma di Maat, la verità.

Infine ricapitoliamo quindi l'intera iscrizione:


4 commenti:

  1. Ciao. Sul mio non c'è scritto sicuramente tutta questa roba (prima o poi ti invio foto decenti), ma solo una fascia anteriore con il cartiglio del re e i suoi epiteti (come quelle in fajence dello stesso Tuthmosi IV presenti in vari musei). Sul retro c'è la colonnina dorsale, ma senza iscrizioni. Rappresenta sicuramente il re e non un operaio ed è fatta di pietra (o gesso ?), pesa quasi 1/2 kilo, è alta una ventina di cm. e proviene da un antiquario (!) di Luxor (1986). La speranza è l'ultima a morire, ma la probabilità che sia autentica è di 1 su ???

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    1. se riesci a mandarmi le foto, ora che scendo giù a settembre, magari riesco a fare qualche ricerca al Museo del Cairo ;)

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  2. Penso per fine mese di avere 'sto benedetto Lumia 640 e fare le foto. In alternativa c'è Skype, ma non so se a video si veda bene.

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  3. Buongiorno e complimenti per l'articolo, credo sia l'unico riguardante i testi degli ushabti in lingua italiana. Da giorni cerco qualcuno che mi dia una mano a trascrivere ed eventualmente tradurre il testo di un ushabti. Per ora ho individuato l'incipit e mi è stato riferito il nome del defunto, che però non riesco a rintracciare.

    Se la traduzione andrà a buon fine il tutto sarà riportato con un articolo sul mio blog http://thevirtualmuseumblog.blogspot.it/

    Crede di potermi dare una mano?

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