I fatti accaduti durante il Primo Periodo Intermedio ebbero una chiara ripercussione sulle credenze funerarie degli egizi. In tempi di anarchia politica e crisi spirituale, la comparsa dei Testi dei Sarcofagi rappresentò in modo diretto un risveglio della cultura egizia.
I cosiddetti Testi dei Sarcofagi sono formule funerarie scritte in geroglifico sui sarcofagi di legno dal Primo Periodo Intermedio alla fine del Medio Regno. Si tratta di un insieme eterogeneo di rituali, inni, preghiere e formule magiche, derivati dai Testi delle Piramidi, il cui scopo era quello di assicurare al defunto il favore degli dei. Con il passaggio dei testi dai muri ai sarcofagi, questo tipo di formule non era più una prerogativa del faraone ed era alla portata di principi, nobili e, più tardi, di chiunque potesse permetterselo. Una delle caratteristiche fondamentali di questi testi era la manifestazione dei desideri e delle preoccupazioni dell'essere umano, in contrapposizione al tono dogmatico e regale dei Testi delle Piramidi.
La "democratizzazione" dei destini dell'oltretomba
Le agitazioni socio-politiche della fine dell'Antico Regno ebbero una chiara influenza sullo sviluppo della religione funeraria. Il potere del faraone si indeboliva e cresceva quello dei governatori di provincia. L'Egitto viveva una situazione di miseria, disordine collasso e crisi spirituale, che sfociò in una sorta di "rivoluzione democratica". Si ritenne allora che anche i semplici cittadini potessero godere nell'oltretomba di una vita fino ad allora riservata al sovrano e furono utilizzati anche per loro i testi funerari regali, al punto da identificare il comune defunto con Osiride. In tal modo tutti avrebbero avuto lo stesso destino e le stesse possibilità di raggiungerlo attraverso riti magici e funerari, che rimasero fissati nei Testi dei Sarcofagi. Innovativa fu la presenza di scene illustrative - che non sono presenti nei Testi delle Piramidi, riservati solo al re - e che ora erano riprodotte sui sarcofagi di defunti appartenenti anche alla classe media, prova evidente della "democratizzazione" del rituale funerario. In un capitolo scritto su sei sarcofagi di el-Bersha è affermata l'originaria uguaglianza di tutti gli uomini, ai quali il creatore ha concesso le stesse possibilità in un mondo perfetto. Inoltre, l'esistenza del male viene imputata alla colpa degli uomini, che hanno trasgredito il comando divino della fraternità.
Mura, papiri e sarcofagi...
Non sempre questi testi si trovavano sui sarcofagi di legno: alcuni erano riprodotti sui muri della camera sepolcrale. Il colore dell'inchiostro sui muri era nero, a limitazione di manoscritti su papiro. Da Ermopoli proveniva una parte dei testi usati nella decorazione dei sarcofagi. Anche un papiro - oggi conservato a Torino - riproduce rituali utilizzati nei testi dei sarcofagi. Si tratta, dunque, di una letteratura abbastanza vasta, dotata di proprie caratteristiche; il linguaggio è meno classico e conciso di quello dei testi precedenti. Le idee sono confuse e, spesso, vengono utilizzati termini inadeguati e imprecisi ad una prima occhiata. I temi principali sono l'immortalità e il combattimento e la vittoria sul nemico nell'aldilà. Le allusioni alla realtà terrena vengono progressivamente abbandonate e sostituite da altre che fanno riferimento alla vita degli dei, da cui il defunto ottiene favori, nel suo desiderio di vivere eternamente con loro. Sebbene i Testi si basino sulla fiducia nella magia e nei riti, essi elogiano anche la virtù morale del defunto.
...le divinità
La mitologia raccolta in questi Testi è molto varia. Comprende passi tratti dalla dottrina eliopolitana, in cui è descritta la lotta tra Ra ed Apophis. Hathor, anche lei inserita in questa tradizione solare, era la dea principale del centro di Gebelein. Vi sono anche tracce della dottrina ermopolitana, che si riferiscono all'origine del mondo a partire dalle quattro coppie di divinità primordiali. Inoltre, troviamo contenuti a carattere naturalistico riguardo al ciclo della vita, composizioni poetiche adatte all'uso funerario, come La canzone dei quattro venti, o descrizioni introduttive al mondo dei defunti. Nei Testi si fa riferimento a Iside decapitata o alla resurrezione di Osiride. Questa divinità compare nei formulari delle offerte, un rituale di origine regia, che rappresentava in quel periodo una credenza viva che avrebbe ottenuto sempre più il favore del popolo. Nella tradizione funeraria dell'aldilà, il dio dell'oltretomba finirà per chiamarsi Osiride-Ra.
Dai testi dei Sarcofagi al Libro dei Morti
I Testi dei Sarcofagi, come insieme destinato a un uso funerario, in gran parte ispirarono e furono il punto di partenza del Libro dei Morti del Nuovo Regno. Sui sarcofagi di el-Bersha è riportata una mappa degli inferi, in cui sono indicate diverse entità demoniache e i precetti da seguire per superare i pericoli corrispondenti. Ciò costituisce una fase di transazione verso i testi del Libro dei Morti. Allo stesso modo, altri passi dei Testi dei Sarcofagi contengono un abbozzo della "confessione negativa", la stessa che si svilupperà in quelli dei papiri sacri del Nuovo Regno: il defunto doveva menzionare le mancanze di cui non si sentiva colpevole e nel testo si diceva che egli era puro, innocente e giusto nel palare, supponendo che avesse superato il giudizio del tribunale degli dei, che questi ultimi lo avessero riconosciuto innocente e che, quindi, potesse accedere all'aldilà.
- Un'offerta che il re dà a Osiride, signore di Djedu, Khentimentiu, il dio grande, signore di Abydos, affinché egli dia ogni cosa buona e pura: mille pani e birre, buoi e uccelli, (vasi di) alabastro e abiti, di cui vive un dio, per il Ka del venerato, Nakhtankh giustificato (presso Osiride).
- Il venerato presso Amset, Nakhtankh.
- Il venerato presso Shu, Nakhtankh, giustificato.
- Il venerato presso Geb, Nakhtankh, giustificato.
- Il venerato presso Duamutef, Nakhtankh, giustificato.