L'inserimento del nome del
faraone in una figura di forma ovale diede a Champollion la chiave per
decifrare i geroglifici. Tale figura era un cartiglio reale.
Il cartiglio reale era una corda
legata a forma di ellisse, al cui interno veniva scritto il nome del faraone.
Il termine deriva dal francese cartouche: i soldati francesi, durante la
spedizione in Egitto di Napoleone, lo chiamarono così perché la sua forma
allungata richiamava quella delle cartucce dei loro fucili. Presto fu messo in relazione con l'uroboros, il serpente che si morde la cosa e che simboleggia un
cerchio senza inizio né fine, e quindi l'idea di eternità e resurrezione. La
sua importanza fu tale che molto oggetti vennero rappresentati con questa
forma. Tuttavia, la principale utilità del cartiglio consisteva nella
protezione del nome che vi era incluso; questa fu la regione per cui, volendo
distruggere la memoria di un faraone, si distruggevano i cartigli con il suo
nome. Era utilizzato anche per simboleggiare il controllo dell'Egitto sui suoi
nemici, raffigurati come un cerchio con la testa umana e mani legate dietro la
schiena. Il cartiglio non è altro che la
forma allungata del segno chen, che permetteva quindi l'inserimento del nome
del faraone e per proteggere quindi la sua figura. Il cartiglio era anche
associato al sole e veniva decorato con elementi pieni di reminiscenze solari. Il
sole e la sua rappresentazione erano un tema ricorrente, simboleggiava il percorso del sole nell'universo. Durante il Nuovo Regno e particolarmente durante la XVIII dinastia, alcuni faraoni si fecero costruire la camera del sarcofago a forma di cartiglio. Persino il sarcofago di alcuni faraoni fu realizzato in nella stessa forma, come quello di Merenptah o quello di Ramses III, ciò serviva a donare protezione nell'aldilà e ad assicurare la resurrezione.
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