La conquista del regno tolemaico da parte dei Romani
coincise con un periodo di lotta per il potere a Roma. Essendo ricco di
risorse, il paese del Nilo godette di una attenzione particolare, ma, lontana
dal romanizzarsi, la cultura egizia giunse a influenzare le tradizioni dei
vincitori.
L'amministrazione romana dell'Egitto si appoggiò formalmente
sulla struttura amministrativa tolemaica, pur piegandola alle proprie
necessità. A capo della provincia c'era un governatore, coadiuvato da funzionari
responsabili della giustizia e delle finanze. Le capitali delle circa 30
regioni, o nomoi, prosperarono grazie al tipico sistema romano delle donazioni.
Tuttavia, fino al III secolo esse non ebbero veri e propri organi di governo
autonomo, e quando vennero introdotti era ormai troppo tardi per far fronte
alla crisi economica della città. Al vertice i greci e gli ebrei che vivevano
nelle grandi città e godevano di certi privilegi e per ultimi la massa
indigena, sottoposta a un rigido controllo fiscale. Per molto tempo gli egizi
vennero tenuti a distanza, anche se, a poco a poco, i matrimoni misti
aumentarono. Come sempre, l'amministrazione traeva il grosso dell'entrate dalla
tassa sui cerali. Con i Romani, l'eccedenza servì a risolvere uno dei più
annosi problemi dell'Urbe: l'annona, cioè la distribuzione gratuita di grano
alla plebe. Davanti all'insorgere di proteste popolari tanto violente quanto
incontrollabili. Pietre preziose, smeraldi e topazi, cave di granito e porfido,
e ulteriore risorse di pregio finivano invece direttamente nelle casse dello
Stato.
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