mercoledì 20 gennaio 2016

L'Egitto: una provincia romana

La conquista del regno tolemaico da parte dei Romani coincise con un periodo di lotta per il potere a Roma. Essendo ricco di risorse, il paese del Nilo godette di una attenzione particolare, ma, lontana dal romanizzarsi, la cultura egizia giunse a influenzare le tradizioni dei vincitori.


 La dominazione romana dell'Egitto ebbe inizio nel 30 a.C., come conseguenza della sconfitta di Marco Antonio e Cleopatra ad Azio. Questa battaglia chiuse un lungo periodo di lotte intestine. Ottaviano, il vincitore, divenne l'imperatore Augusto e, da quel momento, l'Egitto si trasformò in uno dei cardini della struttura imperiale. Esso forniva a Roma il grosso delle risorse di base, a cominciare da quelle alimentari, tanto che Augusto avocò a sé l'amministrazione del paese che divenne una provincia a parte, tenuta alla larga dalle insidie della politica ma molto apprezzata per le sue élite culturali. Questo fu, sembra, uno dei motivi che permise non solo la diffusione del cristianesimo nel paese senza grosse persecuzioni, ma anche il proliferare di forme ibride di spiritualità. Alla divisione dell'Impero seguita alla morte di Costantino (337 d.C.), l'Egitto rimase integrato nella pars orientalis e tale rimase fino alla conquista araba (642 d.C.).

L'amministrazione romana dell'Egitto si appoggiò formalmente sulla struttura amministrativa tolemaica, pur piegandola alle proprie necessità. A capo della provincia c'era un governatore, coadiuvato da funzionari responsabili della giustizia e delle finanze. Le capitali delle circa 30 regioni, o nomoi, prosperarono grazie al tipico sistema romano delle donazioni. Tuttavia, fino al III secolo esse non ebbero veri e propri organi di governo autonomo, e quando vennero introdotti era ormai troppo tardi per far fronte alla crisi economica della città. Al vertice i greci e gli ebrei che vivevano nelle grandi città e godevano di certi privilegi e per ultimi la massa indigena, sottoposta a un rigido controllo fiscale. Per molto tempo gli egizi vennero tenuti a distanza, anche se, a poco a poco, i matrimoni misti aumentarono. Come sempre, l'amministrazione traeva il grosso dell'entrate dalla tassa sui cerali. Con i Romani, l'eccedenza servì a risolvere uno dei più annosi problemi dell'Urbe: l'annona, cioè la distribuzione gratuita di grano alla plebe. Davanti all'insorgere di proteste popolari tanto violente quanto incontrollabili. Pietre preziose, smeraldi e topazi, cave di granito e porfido, e ulteriore risorse di pregio finivano invece direttamente nelle casse dello Stato.

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