A Deir el-Medina esisteva un corpo di polizia, i medjai della Tomba, che controllava il deserto a occidente di Tebe, alle dirette dipendenze del sindaco di Tebe occidentale, che era la massima autorità a cui essi dovevano rispondere. I medjai dovevano sorvegliare la tomba reale in costruzione e le necropoli regali per reprimere i frequenti tentativi di furto negli ipogei; essi inoltre dovevano garantire la sicurezza e la tranquillità degli operai, ma anche che la loro condotta fosse corretta.
Il nome medjai deriva da quello della regione nubiana Medja. Durante l'Antico e Medio Regno i medjai erano nomadi nubiani con cui gli egizi erano in rapporti più ostili che pacifici. Durante la dinastia XIII (circa 1750 a.C.) i medjai erano stanziati per la maggior parte a sud della seconda cataratta. Verso la fine della dinastia XVII, in qualità di mercenari, i medjai presero parte, agli ordini di Kamose, alla guerra di liberazione contro gli Hyksos. Dopo la dinastia XVIII non esiste alcuna prova effettiva che i medjai fossero di sangue nubiano; i capi dei medjai della tomba e i loro uomini, tranne poche eccezioni, erano ormai completamente assimilati alla cultura egizia e avevano veri nomi egizi.
Il numero di questi poliziotti sembra essere stato molto esiguo durante la XIX dinastia: si suppone che vi fossero due capi e sei uomini, per un totale di otto poliziotti della Tomba. In effetti i pericoli che potevano minacciare le tombe reali nel periodo di Ramses II erano probabilmente pochi. Più tardi, nell'anno 1 del regno di Ramses IV, quando la squadra ammontava a centoventi uomini, i medjai erano sessanta; in un registro dell'anno 17 del regno di Ramses IX compaiono sei capi e diciotto poliziotti, per un totale di ventiquattro persone. Per quanto questo numero sembri eccessivo, tuttavia proprio nell'anno 17° furono scoperti furti su vasta scala nella necropoli tebana e vennero di conseguenza aperte numerose inchieste. Inoltre a partire dal regno di Ramses IV le invasioni libiche dal deserto occidentale avevano reso la sicurezza della regione di Tebe sempre più precaria.
I capi medjai potevano essere membri del tribunale, prendere parte all'ispezione della tomba di un operaio, accompagnare con i loro subordinati la commissione inviata a investigare sui furti della necropoli e riferire al visir l'esito delle loro indagini. Essi erano i messaggeri del sovrano e, quando il visir era nel Basso Egitto, scendevano il fiume per recapitare a lui i rapporti da parte degli scribi della Tomba, così come i capi medjai portavano lettere o messaggi orali alla squadra da parte del visir o di autorità ancora più elevate, per esempio il Primo Sacerdote di Amon. Quando il messaggio era scritto e doveva essere letto agli operai, i medjai giungevano in compagnia di uno scriba. Essi non erano esentati da lavori pesanti, per esempio prestavano il loro aiuto per il trasporto di pesanti blocchi di pietra.
I medjai erano aggregati alla Tomba, ma tuttavia non appartenevano alla comunità degli operai e non figuravano nella lista di distribuzione delle razioni di grano agli operai. Non vi sono prove che un poliziotto sia mai vissuto a Deir el-Medina, o sia stato seppellito nella necropoli degli operai. Si conoscono i nomi di ventitré capi e di quarantasei semplici medjai.
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