"Il coperchio del sarcofago
tremò e incominciò a sollevarsi, lentamente e con qualche incertezza si aprì.
All'inizio vedemmo solo una stretta fessura nera. Poi, gradualmente, fummo in
grado di discernere frammenti di granito che erano caduti dalla frattura del
coperchio. Essi ricoprivano un sudario che lasciava intravedere una forma
indistinta... ".
James Henry Breasted
Il sarcofago esterno (1)
Quando il coperchio fu
completamente rimosso si poté vedere la figura del re morto avvolta nel
sudario. I presenti si lasciarono sfuggire un grido di meraviglia quando i due
lenzuoli di lino furono sollevati e apparve un magnifico sarcofago mummiforme
la cui superficie d'oro brillava alla luce della lampada di Burton. La sua
forma suggeriva che c'erano altri sarcofagi dello stesso tipo, uno dentro
l'altro come bambole russe. Ma gli archeologi dovettero pazientare; i lavori di
conservazione per gli oggetti ritrovati precedentemente avrebbero rimandato
l'apertura dei sarcofagi di un anno e mezzo.
Il sarcofago esterno, lungo 2,24
m, con il capo rivolto a ovest, riposava su un basso cataletto di forma leonina
ancora intatto nonostante il peso di oltre una tonnellata che sosteneva da più
di 3200 anni. In fondo al sarcofago si trovavano frammenti di pietra caduti dal
coperchio durante la sepoltura, provocati dai rozzi tentativi fatti dai
costruttori di rimediare ad un errore di misura e per adattare il coperchio al
sarcofago. Dai frammenti si concluse che la struttura del sarcofago era di
cipresso, modellato a rilievo e ricoperto da un sottile strato di stucco a sua
volta ricoperto da una lamina d'oro.
Lo spessore della lamina variava:
maggiore per il viso e le mani e finissimo per il curioso copricapo khat. Si
notarono anche variazione di colore: il viso e le mani erano più pallide,
dando, come disse Carter, "l'impressione del grigiore della morte".
Le superfici del coperchio e
della base erano decorate con disegni rishi, ovvero a forma di piuma, a
bassorilievo. Al di sopra delle decorazioni, sui lati destro e sinistro, si trovano
le figure finemente modellate di Iside e Nefti con le ali aperte, il cui
abbraccio protettivo si estendeva fino a una delle due file di geroglifici che
scorrevano verticalmente sul coperchio. Al di sotto del piede si trovava
un'altra immagine della dea Iside, inginocchiata sul geroglifico nub,
"oro". Sotto di essa c'erano dieci colonne di testo.
Il coperchio era stato modellato
con un'immagine ad altorilievo del re rappresentato come Osiride, con un ampio
collare e braccialetti a bassorilievo; le braccia erano incrociate sul petto e
tenevano i simboli regali: lo scettro nella mano sinistra e il flabello nella
destra. Sulla fronte del re si ergevano le "Due Signore", Uadjet e
Nekhbet; il cobra divino del Basso Egitto e la dea avvoltoio dell'Alto Egitto. Una
piccola ghirlanda di foglie di olivo e fiori circondava la coppia ed era legata
a una stretta striscia di midollo di papiro.
Il secondo sarcofago (2)
Il disegno originale del
sarcofago più esterno includeva quattro maniglie d'argento - due per lato - usate
per metterlo in posizione. Ora, il 13 Ottobre 1925, tre millenni dopo, le
stesse maniglie servivano per sollevarlo. Secondo Carter, "fu un momento
di ansia ed eccitazione"; ma il coperchio venne sollevato senza difficoltà
e mostrò il secondo sarcofago antropomorfo. Anche qui ricopriva il sarcofago un
sudario di lino, a sua volta nascosto da ghirlande di fiori simili a quelle
trovate da Davis nel Pozzo 54 (le quali fecero credere all'avventuriero di aver
trovato la tomba di Tutankhamon). Intorno alle divinità protettrici sulla
fronte del faraone, sopra il sudario, c'era una piccola ghirlanda di foglie
d'olivo, petali di loto blu e fiordalisi.
Prima di sollevare il drappo di
lino, Carter e compagni decisero di rimuovere dal sarcofago la parte inferiore
e il contenuto della bara esterna. La fragilità della superficie di stucco e
smalto rendeva necessario evitare di toccarla per quanto possibile: si usarono
spilli di metallo per allargare i tenoni della barra esterna e si procedette
con le carrucole. Si trattò, come ricorda Carter, di "un lavoro
difficile"; ma non ci furono incidenti e il sarcofago venne deposto su
cavalletti.
Il secondo sarcofago, lungo 2,04 m, si rivelò ancora più
incredibile del primo. Costruito in un legno non ancora identificato, era
anch'esso ricoperto da una lamina d'oro. Le decorazioni a intarsio, rovinate
dall'umidità, erano più vaste di quelle trovate sul precedente. I dettagli come
le strisce del copricapo - nemes, le sopracciglia, le linee del trucco e la
barba erano intarsi di vetro blu - lapislazzuli. La figura di serpente sulla
fronte del re era di legno dorato, con la testa di faïence blu e intarsi di
vetro rosso, blu e turchese; anche la testa dell'avvoltoio trovata sul primo
sarcofago, aveva un becco di legno nero probabilmente ebano) e gli occhi di
ossidiana. I simboli regali, scettro e flabello, erano intarsiati con vetro blu
- lapislazzuli e turchese e con faïence blu.
Circondava il collo del re un ampio collare a "forma di
falco" su cui spiccavano gemme di vetro rosso, blu e turchese; ai polsi
c'erano braccialetti simili al collare. L'intera superficie del corpo era decorata
con motivi rishi, ma, a differenza dei decori sul sarcofago esterno, le piume
erano qui impreziosite da vetro rosso - diaspro, blu - lapislazzuli e turchese.
Al posto delle divinità Iside e Nefti, si trovavano le divinità alate Nekhbet e
Uadjet: anche queste figure erano decorate da intarsi di vetro colorato.
Il terzo sarcofago (3)
A differenza del sarcofago più
esterno, il coperchio del secondo non era provvisto di maniglie; inoltre, la
rimozione fu resa più difficile del fatto che i 10 chiodi d'argento con la testa
d'oro che trattenevano il coperchio non poterono essere tolti mentre esso si
trovava all'interno. Carter affrontò il problema con il sangue freddo che
riservava a tutto ciò che era egizio. I chiodi furono allentati abbastanza per
permettere di attaccarvi un "robusto cavo di rame"; "robusti occhielli
di metallo" furono inseriti nel margine del sarcofago esterno, quindi si
procedette ad abbassare il sarcofago esterno, mentre quello interno restava
sospeso. Lo stesso procedimento fu usato per rimuovere il coperchio del secondo:
si inserirono occhielli in quattro punti mentre i chiodi d'argento stavano al
posto dei 10 tenoni d'argento rimossi, e il coperchio venne sollevato
facilmente.
L'apertura del coperchio rivelò
un terzo sarcofago antropomorfo: al di sopra del copricapo - nemes c'era un
lenzuolo di lino, mentre il corpo era ricoperto da un sudario di lino rosso
ripiegato tre volte. Il viso era scoperto, il petto decorato con un largo
collare estremamente fragile composto di grani di vetro blu, foglie, fiori,
bacche e frutti (incluso il Punica granatum - melograno - e il Salix) cuciti su
una base di papiro.
"Mr. Burton fece subito delle fotografie. Poi, io rimossi il collare e il lino. Ci si rivelò un fatto straordinario. Il terzo sarcofago... era fatto d'oro puro! Il mistero dell'enorme peso, che ci aveva fino ad allora assillati, era ormai chiaro. Si spiegava anche perché il peso era così poco diminuito dopo la rimozione del primo sarcofago e del coperchio del secondo. Pesava ancora quanto otto uomini robusti potevano sollevare."
Inizialmente, però, l'aspetto del sarcofago in metallo era tutt'altro che lucente. Era stato ricoperto "da uno strato nero simile a pece che si stendeva dalle mani alle caviglie". Carter calcolò che almeno due secchi di questo liquido di unzione sacra erano stati versati sul sarcofago riempiendo l'intero spazio tra esso e la base del secondo, incollandoli bene insieme.
Fu alquanto difficile rimuovere questo strato resinoso:
"Questo materiale simile a pece, indurito nei secoli, dovette essere rimosso col martello, i solventi e il calore, mentre le parti dei sarcofagi venivano distaccate l'una dall'altra col calore e il resto veniva temporaneamente protetto contro l'elevata temperatura da barriere di zinco; la temperatura era di parecchie centinaia di gradi Fahrenheit. Quando il sarcofago più interno fu distaccato, ci volle ancora molto tempo prima che il materiale resinoso fosse completamente rimosso."
Il sarcofago misura 1,88 m; lo spessore del metallo, ricavato da pesanti lamine d'oro, varia da 0,25 a 0,3 cm. Nel 1929, quando esso fu pesato, risultò di 110,4 kg; il suo valore minimo sarebbe oggi di circa 1 milione e 300 mila euro, o di poco più di un milione di sterline inglesi.
L'immagine di Tutankhamon su questo sarcofago sembra quasi eterea a causa della decomposizione dell'alabastro bianco degli occhi. Le pupille sono di ossidiana, le sopracciglia e le linee del trucco sono di vetro color lapislazzuli. La barba, posticcia e attaccata al mento, è intarsiata con vetro dello stesso colore delle linee degli occhi. Il copricapo è nemes, ma qui, a differenza che nel secondo, le pieghe sono in rilievo anziché indicate da intarsi di vetro colorato. Stati di lamine d'oro nascondevano il fatto che il lobo delle orecchie era bucato, dimostrando che la tradizione di portare orecchini per i maschi era abbandonata nella pubertà.
Sul colo erano state poste due pesanti collane di grani a forma di disco, fatti d'oro rosso e giallo e di faïence blu, legati da quella che sembrava erba tenuta insieme da un filo di lino. Ad ogni capo delle collane c'erano fiori di loto decorati con cornalina, vetro turchese e lapislazzuli. Sotto le collane si trovava il collare a forma di falco, anch'esso separato dal coperchio, intarsiato con undici file di lapislazzuli, quarzo, cornalina, feldspato e vetro turchese a forma di grani tubolari e sul bordo esterno una fila di grani a forma di gocce.
Anche in questo sarcofago le braccia del re sono incrociate sul petto, con braccialetti simili al collare. Lo scettro e il flabello sono ricoperti di lamine d'oro e decorati con faïence blu, vetro policromo e cornalina. Parte della decorazione del manico del flabello è rovinata a causa della resina nera con cui la bara è stata ricoperta.
Al di sotto delle mani, le divinità Nekhbet e Uadjet, modellate in oro e decorate con quarzo e vetro color lapislazzuli e turchese, allargano le ali protettive sulla parte superiore del corpo reale. Il coperchio e la base del sarcofago sono decorati anche con immagini delle dee Iside e Nefti su uno sfondo di rishi a protezione del lato destro e sinistro della parte inferiore del corpo. Due colonne verticali di testo sono incise sul coperchio dall'ombelico ai piedi, con la solita figura di Iside inginocchiata sul geroglifico nub, "oro", incisa sulle pianta di piedi.
Il coperchio di questo sarcofago possedeva maniglie ed era attaccato alla sua base da otto lingue d'oro, quattro per lato, che entravano in cavità predisposte ed erano assicurate da chiodi d'oro. Poiché c'era poco spazio tra i due sarcofagi, i chiodi dovettero essere rimossi uno a uno; infine, il coperchio fu sollevato e la mummia del re scoperta.
"Aprimmo i loro sarcofagi e le loro casse e trovammo la nobile mummia di questo re munita di scimitarra;
aveva al collo un gran numero di amuleti e gioielli d'oro, e il suo elmo d'oro sopra di lui... "
Brano dalla confessione di un antico tombarolo
"Davanti a noi occupava tutto lo spazio del sarcofago d'oro un'impressionante, bellissima e ben fatta mummia, sulla quale erano stati versati in gran quantità unguenti che si erano solidificati nel tempo. Contrastava col colore scuro degli unguenti una magnifica, si potrebbe dire superba, maschera d'oro brunito a immagine del re, che copriva la testa e le spalle della mummia e, come i piedi, era stata intenzionalmente risparmiata dagli unguenti".
Howard Carter