A
partire dalla XVIII dinastia si trovano depositati nelle tombe - spesso nel
sarcofago, presso il corpo del defunto - papiri che contengono raccolte di
formule funerarie, note col nome di Libro dei Morti[1], che così
come i Testi delle Piramidi e quelli dei Sarcofagi, non ha un contenuto fisso, ma
varia a seconda della scelta delle formule e per la loro lunghezza. Dalla XXVI
dinastia, però, le formule nel Libro dei Morti sono costanti, cosa che
favorisce il formarsi di una tradizione. La numerazione in centonovanta
capitoli, quale è data nelle edizioni a noi più vicine (Lepsius), è fittizia;
infatti, nessun manoscritto li contiene tutti (un papiro molto tardo, di età
tolemaica, li riporta nella loro quasi totalità).
La
maggior parte delle formule è derivata dai Testi dei Sarcofagi - che a loro
volta derivano dai Testi delle Piramidi -, ma vi si trova anche materiale
nuovo, che fissa certe credenze e certe formule in modo determinato. Lo scopo
del Libro dei Morti è, anche in questa versione più antica, quello di
assicurare l'aldilà al defunto.
Il contenuto del "Libro
dei Morti"
Il
Libro dei Morti è una raccolta di testi funerari di epoche diverse, contenente
formule magiche, inni e preghiere che, per gli antichi egizi, guidavano e
proteggevano l'anima (Ka) nel suo viaggio attraverso la regione dei morti.
Secondo la tradizione, la conoscenza di questi testi permetteva all'anima di
scacciare i demoni che le ostacolavano il cammino e di superare le prove poste
dai 42 giudici del tribunale di Osiride, dio degli inferi. Questi testi
indicavano inoltre che la felicità nell'aldilà dipendeva dal fatto che il
defunto avesse o meno condotto una vita virtuosa sulla Terra.
Il
Libro dei Morti inizia con le formule che accompagnavano il bendaggio della
mummia, mentre i sacerdoti mettevano i vari amuleti, che sarebbero serviti a
proteggere il morto, in punti ben specifici.
"Tu hai il
potere, Iside ! Tu conosci la magia ! Questo amuleto proteggerà quest'anima
grandiosa. Allontanerà coloro che vorranno farle del male !"
( Formula 156 )
Quando
la mummia era pronta si procedeva con il Rito dell'Apertura della Bocca toccando
gli occhi, il naso, le labbra, le orecchie e le mani. Questa fase della
sepoltura è ben rappresentata e conservata in alcune tombe reali e nobili. Durante
questo rituale la formula era pressappoco questa.
"La mia
bocca è aperta ! La mia bocca è spaccata da Sciu con quella lancia di metallo
che usava per aprire la bocca agli dei. Io sono il Potente. Siederò accanto a
colei che sta nel grande respiro del cielo."
( Formula 23 )
Dopo
altri vari passaggi, per il defunto era ora di presentarsi nella Sala del
Giudizio.
"O cuore
mio, non testimoniare contro di me ! Non essermi contro durante il Giudizio.
Non essermi ostile in presenza di Colui che tiene la bilancia."
( Formula 30b )
Questa
formula, incisa sul dorso di uno scarabeo e avvolto tra le bende della mummia,
aiutava l'anima ad estrarre il cuore dal corpo e lo presentava agli dei.
Anubi,
poneva il cuore su di una bilancia e lo pesava con la piuma di Maat mentre Thot
aspettava con la penna in mano, che il cuore venisse giudicato per poi scrivere
il verdetto. Se il cuore veniva giudicato colpevole il defunto sarebbe morto
per la seconda volta senza nessun'altra possibilità di salvezza ma grazie alla
protezione del Libro dei Morti questo non accadeva mai e Osiride avrebbe dichiarato
l'anima di "voce sincera" e questa avrebbe raggiunto i suoi antenati
nella Terra delle Canne.
Libro dell'Amduat
È
considerato il resoconto del viaggio notturno di Ra nella Duat, l’aldilà. Il
dio Sole entra nella Duat attraverso un’apertura nelle montagne presso Abido.
1ª ora
Ra
era morto perché gli uomini si erano ribellati e la sua morte aveva causato la
distruzione del mondo che ora sperava nella sua rinascita per riportare il
mondo a nuova vita.
2ª e 3ª ora
Nella
seconda e terza ora notturna, Ra naviga sulla sua barca nelle regioni di Abido,
regno di Osiride. Durante la seconda ora vi è la divisione dei campi che verrà
saranno assegnati ai morti “giustificati”, cioè a quelli che hanno superato il
giudizio del tribunale di Osiride. È un sollievo per i defunti il passaggio di
Ra, che sono illuminati dal dio e ai quali vieni promesso, dallo stesso dio,
acqua, pane, luce e la sistemazione dei loro corpi che verranno essiccati per
evitarne la putrefazione. Nella terza ora Ra prosegue il viaggio verso
un’enorme distesa d’acqua.
4ª e 5ª ora
Ora
Ra attraversa la necropoli di Saqqara, dove regna Sokar, è un luogo tenebroso,
un inferno di sabbia, arido, popolato da serpenti mostruosi.
Magicamente
la barca del sole si trasforma in un serpente con una testa a poppa e una a
prua per poter scivolare sulla sabbia. Dalle bocche delle teste escono fiamme
che rischiarano la via oscura.
Nella
quinta ora appare la caverna di Sokar, dove si trova un serpente alato con
teste di rettile ed una umana sulla coda. È “Il grande Dio che apre le ali dal piumaggio variegato”.
”Egli vive del
respiro che è nella bocca sua ogni
giorno”.
Sul
dorso del rettile si trova una figura umana a testa di falco che sembra
spostare le ali del serpente è: “If-Sokar
che è sulla sabbia”. Giungono sette dei per trainare la barca solare che
prosegue il suo viaggio passando al di sopra di tumulo piramidale, che
all’interno cela la caverna di Sokar”. Da una collina spunta uno scarabeo: è
“Khepri” che dirige la gomena sopra questa caverna in modo che Ra possa
riposare.
6ª
-7ª - 8ª- 9ª
Il
sole naviga sulla sua barca, che ha riacquistato l’aspetto primordiale,
attraversando i territori sacri ad Osiride, Signore del Busiri nel Delta.
6ª ora
E’
l’ora più buia della notte ove Ra incontro il proprio cadavere ”if”, la carne,
che è contemporaneamente quello di Osiride. Vi è infatti la raffigurazione di
un enorme serpente a cinque teste ripiegato ad ellisse attorno ad un uomo
supino con uno scarabeo sul capo. La dottrina dell’Amduat è riassunta in questa
immagine, rappresentazione della nascita del nuovo sole: l’uomo tra le spire è
la carne di Ra e lo scarabeo sul capo porta in sé il germe della rigenerazione.
Il dio Nun, l’oceano primigenio, il Caos dove il ba del sole incontra in suo
corpo e viene a nuova esistenza riaccendendo la luce solare è il custode della
sesta ora. Nun fronteggia nove serpenti, ritti sulla coda ed armati di coltelli
che sputano fuoco, questi serpenti sono l’incarnazione della Grande Enneade di
Eliopoli e hanno il compito di “arrostire i morti e portare i ba nel Luogo
della Distruzione.
7ª ora
Nella
settima ora della notte troviamo la
lotta vittoriosa contro Nehahor “dal volto ritorno”, una forma dei dio Apophis.
Qui avviene un’altra mutazione della barca del sole, la cabina di legno
scompare ed è sostituita dal serpente Mehen, “colui che avvolge” che accoglie
il sole tra le proprie spire e lo protegge con l’aiuto di Iside. La sconfitta
di Apophis, dal Libro dei Morti di Cheritwebeshet. Il dio If, protetto dagli
incantesimi di Iside e del dio Heka, riesce a respingere il serpente Nehahor. Nemico
di Ra, ogni notte minaccia l’ordine cosmico e prosciugando la contrada tenta di
impedire la navigazione della barca divina per attaccarla e rovesciarla. Ogni
volta ne esce sconfitto grazie all’intervento delle divinità benefiche che riescono a legare con robuste corde il
rettile. La prima dea accanto ad Apopi legato è Serqet-Hetit “colei che apre la
gola”, l’altro dio che stringe le corde è Heri- Desuf “colui che è sul suo
coltello”. Apophis è indistruttibile ed eterno; nonostante ogni notte venga
sconfitto il giorno dopo rinasce. Apophis è il Caos. L’ora si chiude con la
raffigurazione di un coccodrillo che veglia sul tumulo di Osiride.
8 ª ora
Dopo
la lotta con Apophis, Ra continua il viaggio sulla barca divina ed ecco che si
aprono per il dio le porte delle caverne, che sono disposte sulle rive del
fiume celeste. Tutta l’ottava ora è un enorme cimitero degli dei e le dieci
caverne e le tredici porte che vi si trovano sono veri e proprio sepolcri. Alla
chiamata di Ra le porte si spalancano e la luce del dio può illuminare le
immagini degli dei unite ai loro ba.
9 ª ora
L’imbarcazione
divina naviga sull’acqua, mossa dai remi di dodici uomini. Regna l’abbondanza
in questa contrada e Ra ordina che pane e birra siano distribuiti a coloro che
sono nella Duat. Chiudono la nona ora dodici serpenti raffigurati nell’atto di sputare
fuoco, essi divora gli empi che si sono nascosti al passaggio del dio e vivono
del sangue di coloro che uccidono
10 ª ora
La
barca giunge ora ad Eliopoli, territorio di Ra. Su una barca si nota un
serpente con la testa di falco “colui che vive sulla terra”: è il serpente
protettore della Duat, il ba di Osiride-Khentimentiu, innanzi procedono dodici
personaggi: quattro con disco solare al posto della testa e armati di frecce,
quattro uomini muniti di lance e quattro arcieri. Sono la scorta di Ra e hanno
il compito di respingere Nehahor nelle tenebre, in modo che il dio solare possa
transitare per il portale dell’orizzonte orientale del cielo. Questa contrada è
consacrata all’acqua: Horus assiste dodici defunti che si trovano tra i flutti
del Nun e con parole magiche dona vita e forma in modo che i rispettivi ba possano vivere.
11 ª ora
AtumViene
raffigurata la preparazione alla rinascita di Ra, appare infatti un’immagine
del dio Atum, la sua coscienza, davanti ad un’enorme serpente senza nome con quattro
piccole gambe e due grandi ali di sparviero. L’annientamento dei nemici, che
nelle ore precedenti aveva un ruolo importante, ora è il principale motivo
conduttore dell’undicesima ora. Horus ordina a cinque dee armate di coltelli
ferme davanti a sei tumuli di punire ogni giorni i nemici, ba, ombre, testi di
nemici e nemici capovolti che sono nei tumuli colmi di fuoco.
12 ª ora
La
via di Ra viene rischiarata da dodici dee con un serpente al collo che sputano
fuoco contro i nemici del dio. La barca divina è trainata da dodici uomini e
tredici donne, sono coloro che hanno seguito il dio durante la notte e
saliranno sulla sua barca per rinascere. If, il sole morto penetra nel corpo di
un gigantesco serpente: “entra per la coda di lui, esce dalla bocca sua, nasce
nella sua forma di Khepri”. If e i morti
privilegiati penetrano nel corpo del serpente come vecchi, per poi abbandonarlo
ringiovaniti come bambini. Giunge l’alba. Lo scarabeo con l’aiuto di Shu, dio
dell’atmosfera, rinasce come disco solare e transita per l’orizzonte orientale,
addossato alla parete di sabbia della Duat, simboleggia la figura di Osiride
che rimane nel mondo dei morti. Il tema della dodicesima ora è la rigenerazione
e la rinascita dei morti, essa dà un senso al viaggio ultraterreno del dio Ra
che rinasce ad ogni spuntare del nuovo giorno.
Libro delle ore
Il
rituale che appare nel Libro delle Porte è in parte analogo al “Libro
dell’Amduat” e compare verso la fine della XVIII dinastia nella tomba del faraone
Horemheb nella Valle dei Re. Il libro riprende sia pure con notevoli differenze
il tema del viaggio notturno della barca del sole nella Duat, che si svolge in
una zona desertica. Questo testo si compone di un riquadro iniziale seguito da
undici divisioni e da un riquadro finale o dodicesima divisione. Sulla barca
divina, a partire dalla prima divisione, vi sono solo due personaggi: Sia, la
sapienza e Heka la magia, riassumono la conoscenza e la realizzazione delle
fasi del ciclo solare.
Il
dio If , rappresentato con corpo umano, testa d’ariete e disco solare, per
rinascere all’alba del nuovo giorno deve attraversare la distesa sabbiosa della
Duat, superando dodici Porte fortificate e difese da guardiani e spaventosi
serpenti ritti sulla coda e sputanti fiamme. Il libro dell’Amduat descrive i
funerali reali che si svolgevano di notte e duravano dodici ore, il tempo
necessario per la trasformazione del sole, mente il Libro delle Porte descrive
il “passaggio della funzione regale dal sovrano defunto al nuovo re”, quindi la
rigenerazione del sole visto come una successione, in un certo senso questo
rituale completava il Libro dell’Amduat. Nella seconda divisione la barca del
sole viene trainata verso otto persone che tengono sulle spalle una lunga barra
“la barca della terra”; accanto un enorme serpente sovrasta dodici dei che sono
nella Duat, mentre nel registro inferiore Atum sorveglia il serpente Apophis. Nella
terza divisione viene simbolicamente rappresentata la trasmissione del potere
reale, mentre nella quinta compare il giudizio dei colpevoli di fronte ad
Osiride. Il dio è su una sorta di pedana, la “Collina Primordiale”, mentre di
fronte a sé un personaggio porta una bilancia con i piatti vuoti. La punizione
dei condannati “a causa di ciò che essi hanno fatto nella grande sala di Ra”, è
il tema della sesta divisione; la sopravvivenza del ba è lo scopo che si
prefigge Ra nella settima divisione, mentre la purificazione dei defunti è
messa in risalto nell’ottava e nella nona viene ripreso il tema della regalità.
Nella
decima è raffigurato il castigo di Apophis; il serpente è imprigionato e
incatenato da otto dei, sulla catena è raffigurata la dea Serqet, nel registro
centrale Ra è trainato su una barca, i suoi occhi si aprono mentre gli addetti
al traino recitano:
”O Ra, tu
possiedi il volto, Tu sei grande, Tu sei soddisfatto con la tua testa
misteriosa.
Il volto di Ra è
aperto, gli occhi di Colui che è all’orizzonte vedono, egli disperde le tenebre
dell’Occidente”.
In
questa raffigurazione si vede il dio Horus-Seth a due teste, posto su due
grandi archi con tre urei per parte, rappresentazione della sottomissione del
Sud e del Nord. Nell’ undicesima divisione è rappresentata un’altra scena
relativa alla punizione di Apophis ancora in catene, preceduto da nove dei
armati di coltelli e bastoni, cioè l’Enneade che castiga Apophis. I cinque
bastoni ricurvi ai quali il serpente è legato sono Geb e i quattro figli di
Horus. La dodicesima divisione tratta il tema dell’uscita dalle tenebre. E’
raffigurato Nun, l’oceano primordiale, che fa scaturire dalle acque del caos la
barca solare sollevandola con le braccia, al centro della barca vi è Khepri tra
Iside e Nefhti, ai lati ci sono Sia, Shu, Geb e altri tre dei che personificano
le porte. Nut capovolta e, uno strano essere che con il proprio corpo forma un
cerchio, in modo che i suoi piedi tocchino la testa risalendo dalla parte
posteriore, accolgono il disco solare posto al di sopra di Khepri. Anche in
questo rituale Ra mantiene la caratteristica di dio universale:
”Il suo viso è
cielo, egli è l’eterno, signore degli anni, l’infinito senza diminuzioni”.