La cavigliera, di forma tronco-conica, è decorata nel pannello centrale da una placca in oro lavorata con la tecnica dello champlevé. NEl messo del pannello, uno scarabeo alato sospinge dinnanzi a sé il disco solare; ai lati dell'insetto sono raffigurati due urei che incorniciano il segno geroglifico aa, insieme che costituisce il gruppo di geroglifici esprimente il nome regale di Psusenne I, Aakheperra. Sulla superficie interna del bracciale è iscritta una dedica fatta dal Gran Sacerdote di Amon, Smendes, figlio di Menkheperra. Sui bordi, inferiore e superiore della cavigliera corre un fregio di piccole perle in lapislazzuli e oro. Oltre alla placca centrale, il bracciale si compone di tre pannelli decorati con lune crescenti, alternativamente in oro e lapislazzuli, collegati da cerniere alla sezione principale.
Dati
Materiali: Oro, lapislazzuli e cornalina.
Diametro interno massimo: 6,6 cm.
Luogo: Tomba di Psusenne I a Tanis.
Scavi: Di P.Montet (1940)
Dinastia: XXI dinastia.
Sala: N°2.
sabato 30 aprile 2011
lunedì 25 aprile 2011
L'Egitto nel Rinascimento
Il Rinascimento, che ebbe il suo massimo sviluppo in Italia durante il XV e il XVI secolo, portò al recupero degli ideali estetici e culturali dell'antichità greco-romana. Tuttavia, importanti mecenati e grandi artisti di quest' epoca non trascurarono di prestare particolare attenzione al mondo egizio. Nel 1589 un veneziano fu il primo europeo a risalire il Nilo, giunse a Tebe e in Nubia, ''non per utilità, ma per il gusto di ammirare tante magnifiche opere come statue, colossi e obelischi''. Il papa spagnolo Alessandro VI (1492-1503), una figura centrale del Rinascimento, appoggiò l'idea di unificare gli elementi pagani con quelli cristiani per dimostrare che la storia del Cristianesimo era cominciata prima di Cristo. Fu lui a commissionare a Bernardino di Betto (1454-1513), detto il ''Pinturicchio'', la decorazione della sua residenza romana, con scene tratte dal mito di Iside e Osiride; dove il papa si identifica con il dio dell'oltretomba. La giustificazione per questo ciclo egizio (di fatto pagano) stava nella convinzione di Alessandro VI che il suo lignaggio, quello dei Borgia, o Borja, che ostentava un toro nello stemma, risalisse addirittura allo stesso toro Hapi. Nel XV secolo, gli umanisti italiani prestarono particolare attenzione ai geroglifici, anche se non sempre con rigore scientifico. Uno degli esempi più celebri è costituito dalla favola di Francesco Colonna Hypnerotomachia Poliphili (1499), una storia riccamente illustrata in cui fu inserita una notevole quantità di geroglifici inventati però dall'autore. Anche se in modo fantasioso, l'Egitto fornì dunque al Rinascimento un nuovo strumento per trasformare concetti e parole in immagini, una pratica che avrebbe dato luogo nel XV secolo ad una nuova disciplina: l'emblematica. Benché la sua origine fosse influenzata dall'araldica, fu grazie al richiamo e all'influenza dei geroglifici che il gusto per gli emblemi si consolidò nel corso del XVI secolo. La loro interpretazione e il loro uso costituivano un autentico segno di distinzione nell'ambito di una élite sociale che badava alcuni suoi tratti distintivi proprio su un'accentuata raffinatezza intellettuale.
mercoledì 20 aprile 2011
Le droghe nell'Antico Egitto
In Egitto, la maggior parte delle droghe veniva estratta dalle piante, alberi compresi. Testi su papiro parlano delle droghe ricavate dal papavero, dalla mandragola o dalla cannabis; non tutte le piante però erano locali, come il papavero (Papaver somniferum) coltivato a Cipro e Micene. L'oppio estratto da questa pianta era un rimedio abituale per calmare il pianto dei bambini. La parola shepen (oppio) la troviamo scritta nel Papiro Ebers e poi (mai più citata fino al II secolo della nostra era) in una lista di 200 droghe del Pepiro Vindob. La cannabis, shenshenet in egizio, rimase in uso anche dopo i tempi faraonici. Benché nei papiri non sia molto chiaro a che servisse, si sa che veniva usata come medicamento e somministrata per via orale, rettale, vaginale e anche applicata sugli occhi e talvolta usata per i suffumigi. La mandragola era chiamata rermet dagli egizi, per quanto nei papiri di Londra e Leida, del III secolo, si legga la parola mantraguru in demotico. Essa veniva raffigurata piuttosto spesso nel corso dell'epoca amerniana. La radice della mandragola, ricca come è di alcaloidi, veniva utilizzata comunemente come sonnifero. Quanto al loto, e precisamente le Nymphaea, di cui si faceva uso, si sa che esso contiene quattro narcotici alcaloidi, concentrati nel fiore e nel rizoma. A volte, si mettevano a macerare i fiori del loto nel vino, oppure si aggiungeva un estratto di succo di fiori del vino. Tuttavia, annusare i fiori non provocava nessuno effetto (sopra). Secondo il Papiro Ebers, i fiori di loto costituivano un ottimo rimedio per ''trattare il fegato'', ''per un'ostruzione nel lato destro della pancia'', e insieme ad altri 15 ingredienti, tra i quali la birra, servivano anche ''per trascorrere la notte'' prima di ubriacarsi. Infine alcuni alberi hanno sostanze che possono essere impiegate come droghe, non sono comunque del tutto noti i componenti delle salicee che si usavano in Egitto. Secondo il Papiro Ebers, talune parti, peraltro non identificate, del salice piangente, tkheret in egizio, erano raccomandate a quel tempo per uso interno come analgesico.
venerdì 15 aprile 2011
La lista Gardiner 3: i segni della lettera B e C
Eccoci arrivati alla terza fase della lista Gardiner, questi sono i segni B e C:
Segni B:
B1 Determinativo nelle parole connesse alla donna e alla sfera femminile in generale. A partire dal Nuovo Regno usato in luogo del suffisso di prima persona singolare i, se femminile.
B2 Determinativo in iwr ''concepire'', bka ''essere incinta''.
B3 Ideogramma o determinativo in msì ''partorire'' e parole connesse.
B4 La variante sostituisce alla testina del bambino il geroglifico delle pelli di fenek, il cui valore fonetico è ms.
B5 Determinativo in mn't ''balia''.
B6 Determinativo in rnn ''nutrire''.
B7 Determinativo che indica che si sta parlando della regina.
Segni C:
C1 Ideogramma o determinativo in Ra, nome del dio solare.
C2 Variante ieracocefala di C1.
C3 Ideogramma o determinativo del dio Djhuti, cioè Thot.
C4 Ideogramma o determinativo del dio Khnum.
C5 Variante di C4.
C6 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Inpw, cioè Anubi; o delle altre divinità sciacallo.
C7 Ideogramma o determinativo in Sth, Stsh o Swti; varianti del nome di Seth.
C8 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Min.
C9 Ideogramma o determinativo nel nome della dea Hathor.
C10 Ideogramma o determinativo nel nome della dea Maat.
C11 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Heh; fonogramma in hh.
C12 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Amon.
C17 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Montu.
C18 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Tatenen.
C19 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Ptah.
C20 Variante di C19.
Segni B:
B1 Determinativo nelle parole connesse alla donna e alla sfera femminile in generale. A partire dal Nuovo Regno usato in luogo del suffisso di prima persona singolare i, se femminile.
B2 Determinativo in iwr ''concepire'', bka ''essere incinta''.
B3 Ideogramma o determinativo in msì ''partorire'' e parole connesse.
B4 La variante sostituisce alla testina del bambino il geroglifico delle pelli di fenek, il cui valore fonetico è ms.
B5 Determinativo in mn't ''balia''.
B6 Determinativo in rnn ''nutrire''.
B7 Determinativo che indica che si sta parlando della regina.
Segni C:
C1 Ideogramma o determinativo in Ra, nome del dio solare.
C2 Variante ieracocefala di C1.
C3 Ideogramma o determinativo del dio Djhuti, cioè Thot.
C4 Ideogramma o determinativo del dio Khnum.
C5 Variante di C4.
C6 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Inpw, cioè Anubi; o delle altre divinità sciacallo.
C7 Ideogramma o determinativo in Sth, Stsh o Swti; varianti del nome di Seth.
C8 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Min.
C9 Ideogramma o determinativo nel nome della dea Hathor.
C10 Ideogramma o determinativo nel nome della dea Maat.
C11 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Heh; fonogramma in hh.
C12 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Amon.
C17 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Montu.
C18 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Tatenen.
C19 Ideogramma o determinativo nel nome del dio Ptah.
C20 Variante di C19.
venerdì 8 aprile 2011
La Tauromachia
Il toro, simbolo di potere e di forza, è onnipotente nelle immagini egizie sia dai tempi più remoti. La tauromachia, tipica dei paesi mediterranei, vanta le sue più antiche radici proprio nel paese del Nilo. Durante il suo viaggio in Egitto, Strabone vide i giochi taurini praticati nel paese: ''Nel dromos dell'Hephaestetum, a Menfi, si usa organizzare lotte tra tori. Alcuni allevano tali animali proprio per questo scopo, come gli allevatori di cavalli. I tori, liberi, combattono tra di loro e quello che viene considerato vincitore riceve un premio''. La maggior parte delle scene che mostrano giochi taurini si trova nei dipinti delle tombe, anche se ne sono state trovate alcune du certi ostraka di Deir el-Medina. Importanti in materia sono le sepolture dei governatori del Medio Regno. Nella tomba di Khnumhotep III (XII dinastia), si vedono due tori che si battono e , accanto, due uomini che li frustano. La scena contiene alcune iscrizioni nelle quali, come nei fumetti, gli uomini gridano: ''Attacca, toro coraggioso, e abbattilo!''. C'è da dire che la competizione tra governatori locali era spesso paragonata allo scontro tra due tori. La lotta tra gli animali evocava, così, il valore del defunto, confermando la legittimità e la forza del suo potere.
domenica 3 aprile 2011
Le ricette mediche: i papiri di medicina
La pratica della medicina nell'antico Egitto, per quanto molto spesso mescolata alle pratiche magiche, non era molto distante da quella attuale. Il medico esaminava il malato, stilava una diagnosi e prescriveva la cura, corredata da ricette; molte di esse funzionano ancora oggi. Gli egizi prestarono grande attenzione al corpo umano e alle sue malattie. Ce lo confermano i testi di medicina giunti fino a oggi, la maggior parte dei quali su papiro. Essi costituiscono solo una piccolissima parte dei compendi messi a punto dai medici egizi. La Biblioteca di Alessandria ne aveva una ricca collezione, che però andò perduta durante un incendio divampato all'interno del grande edificio; quelle che ci sono giunte sono copie. Un gran numero di esse possono essere notevolmente retrodatate ma, non avendo la possibilità di stabilire la loro reale provenienza, è molto difficile valutare a quale medico egizio appartenessero gli originali. La maggior parte dei testi medici è scritta in ieratico, anche se esistono alcuni papiri in demotico. A eccezione dei Papiri del Ramesseo III, IV e V, il resto dei testi appare scritto in file che vanno da destra verso sinistra. Da sottolineare il fatto che si sono conservati taluni frammenti di testi su ostraca. Essi appartengono agli ultimi periodi della storia dell'Egitto faraonico. Tra i papiri medici, c'è ne sono tre di particolare importanza:
Il Papiro Edwin Smith:
Così chiamato dal nome del suo acquirente, Smith ne stabilì l'autenticità e, poiché conosceva lo ieratico, tentò di tradurlo. Il testo redatto in stile arcaico, copriva entrambe le facciate. Prima della ricetta c'era un'analisi del caso, una diagnosi e il possibile rimedio contro il dolore.
I Papiri della collezione Chester Beatty:
A differenza di altri papiri, come l'Ebers o l'Edwin Smith, i papiri della Chester Beatty hanno un carattere più magico che scientifico. Essi hanno tutti la medesima struttura: Titolo, esame del malato, la diagnosi e, qualora la malattia possa essere curata, la ricetta medica.
Il Papiro Ebers:
Il Papiro Ebers prende il nome del suo acquirente europeo, è un rotolo di papiro lungo 20 metri ed alto 20 centimetri, databile alla XVIII dinastia egizia è scritto in ieratico e contiene un grande numero di prescrizioni mediche. Nelle 110 pagine riporta circa 700 formule magiche e rimedi di vario genere.
Il Papiro Edwin Smith:
Così chiamato dal nome del suo acquirente, Smith ne stabilì l'autenticità e, poiché conosceva lo ieratico, tentò di tradurlo. Il testo redatto in stile arcaico, copriva entrambe le facciate. Prima della ricetta c'era un'analisi del caso, una diagnosi e il possibile rimedio contro il dolore.
I Papiri della collezione Chester Beatty:
A differenza di altri papiri, come l'Ebers o l'Edwin Smith, i papiri della Chester Beatty hanno un carattere più magico che scientifico. Essi hanno tutti la medesima struttura: Titolo, esame del malato, la diagnosi e, qualora la malattia possa essere curata, la ricetta medica.
Il Papiro Ebers:
Il Papiro Ebers prende il nome del suo acquirente europeo, è un rotolo di papiro lungo 20 metri ed alto 20 centimetri, databile alla XVIII dinastia egizia è scritto in ieratico e contiene un grande numero di prescrizioni mediche. Nelle 110 pagine riporta circa 700 formule magiche e rimedi di vario genere.
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